Il tecnico dell’Everton ha rivelato a France Football di quanto sia dura comunicare a un giocatore che non sarà della partita: “A volte ho pianto”. E racconta della finale di Champions 2005 quando Pippo fu lasciato fuori per Tomasson

E’ uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio, ma Carlo Ancelotti non ha mai perso sensibilità e ironia. Anche per questo è sempre stato apprezzato da gran parte dei calciatori che lo hanno incrociato in carriera. L’allenatore oggi all’Everton, di nuovo protagonista in Premier League, svela il suo lato umano confessando a France Football che un tempo gli capitava pure di piangere quando doveva lasciare in panchina qualcuno dei suoi ragazzi.

Emozioni

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E non inganni la serenità che di solito trasmette anche a bordo campo, Ancelotti in fondo è un sentimentale: “Non censuro le emozioni, al contrario ne provo di molto forti. Ci fu un tempo in cui piangevo molto”. E qui, con il solito tocco di ironia, Ancelotti sdrammatizza in una risata. E poi continua: “In particolare quando dovevo annunciare a un giocatore che non sarebbe andato in campo. E ancora oggi quando devo comunicarlo a chi va in panchina dico: mi dispiace di annunciarti che non giocherai. Non so se mi credano, ma non scherzo proprio. Per me è la parte più difficile del mio mestiere dire a qualcuno che si è impegnato tutta la settimana, lavorando seriamente, meritandosi un posto in squadra, che invece non giocherà. Non potete immaginare quanto mi costi”.

Contatti

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“Scegliere gli undici titolari – continua Ancelotti – è un momento sempre molto difficile da un punto di vista emotivo, ma il contesto e l’importanza della partita possono renderlo ancora più difficile. Ricordo la finale Champions del 2005 a Istanbul, dovevo scegliere tra Inzaghi e Tomasson. Inzaghi rientrava da un infortunio, non era al 100% ma aveva segnato gol importanti per me e il club. Fu un vero dolore annunciargli che non era tra i titolari”. Il rapporto di vicinanza con i giocatori a volte è stato criticato, ma Ancelotti smentisce di aver avuto problemi nei suoi club: “Tutto quel che è stato detto sul Bayern Monaco e sul Napoli è falso. Non ho mai litigato con Ribery, Robben o Hummels. Volevo solo instaurare un turnover e cominciare a immettere sangue fresco in campo”. E alla fine, il tecnico è rimasto in contatto con molti ex giocatori: “Sento ancora Ibrahimovic, Inzaghi, Pirlo, Verratti, a volte Ronaldo, Sirigu, Terry, Alcantara che oggi è arrivato al Liverpool. E non mi sono mai sbagliato su un giocatore. Ho la facoltà di capire chi ho davanti”. Una sensibilità che gli permette ancora di emozionarsi e commuoversi, anche evocando il ricordo del padre: “Mi sarebbe piaciuto sapere cosa pensava veramente”.

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