Il direttore sportivo del Psg, ospite al Festival dello Sport, rivive le sue esperienze italiane, torna sui grandi casi del mercato e fa i complimenti al Milan: "Maldini un grande"
L’uomo che ha costruito la squadra dei sogni è nato in Brasile, ha lasciato un pezzo di cuore in Italia, ha fatto esperienze quasi ovunque, anche in Giappone, con ruoli differenti, e adesso ha portato un altro Leo, Messi, al Psg. Leonardo Nascimento de Araujo si definisce “un operaio” del calcio che però mette al primo posto i sentimenti, perché tutto quello che ha fatto in questi anni deriva dai rapporti personali: da Galliani a Moratti, da Maldini a Nasser, nella sua vita ha fatto il pieno di esperienze e di emozioni. Le ha raccontate al Festival di Trento, nell’evento “Leonardo e il fenomeno Psg”, moderato da Alessandro Grandesso e G.B. Olivero.
Messi, silenzio impattante
—“Con Messi avevamo già gettato le basi per creare un rapporto prima che lasciasse il Barcellona. Ha un silenzio impattante, è entrato da noi come se fosse l’ultimo dello spogliatoio”, racconta Leonardo, che poi si commuove guardando il videomessaggio dell’amico Zico, che gli augura di vincere la Champions League. “Io ero un ragazzino e lui s’infilò sotto una macchina per restituirmi un pallone. E’ una persona semplice che è diventata un’icona in Brasile. E’ speciale. Per questo quando mi propose il Giappone gli dissi subito di sì e non mi sono mai pentito. Ho fatto un’esperienza totale”.
Missione Champions
—L’attualità prima di tutto: “Se ci fosse una macchina che misura la passione, si capirebbe che cosa c’è dietro al Psg - racconta -, la differenza non la fanno i soldi ma la velocità nel prendere le decisioni. Non abbiamo mai contattato Donnarumma prima di giugno, quando aveva già deciso che non sarebbe rimasto al Milan. Situazione diversa da quella del Real, che da due anni parla pubblicamente di Mbappé e questo per me è da sanzionare perché è una mancanza di rispetto. Mbappé è uno dei migliori al mondo e noi vogliamo farlo rimanere. E’ un gioiello, ti viene voglia di prenderlo in braccio, non possiamo pensare di stare senza di lui. Se funzionano lui, Neymar e Messi diventa una cosa unica al mondo. Siamo nel gruppo di squadre che può vincere la Champions. Abbiamo preso giocatori che hanno un impatto importante, ma molti li abbiamo presi a zero. Non possiamo dire di non voler vincere la Coppa, se succedesse a Parigi sarebbe qualcosa di unico. Le critiche di Tebas? Non capisco perché parli di noi, è il presidente della lega spagnola, non c’entra nulla col Psg”.
Università Galliani
—Leonardo ha una moglie italiana, la giornalista di Sky Anna Billò, e un passato da giocatore e allenatore. “Non pensavo di diventare un professionista, a 14 anni quando ho fatto un provino da 300 siamo rimasti in 2. Non ero il migliore ma sono andato avanti. Il Milan e Galliani mi hanno cambiato la carriera. Sono stati 13 anni meravigliosi, non sono stato un simbolo ma sono stato molto amato. Quando sono tornato per chiudere la carriera Galliani mi ha chiesto di fare il suo assistente e con lui è stato come studiare all’università. Fare giocatore, dirigente e allenatore nella stessa squadra è stato il massimo. Fu Galliani a creare lo slogan 4-2 fantasia. Berlusconi mi diede del testardo e forse aveva ha ragione ma in quel momento pensavo che fosse la cosa migliore per il Milan. Forse ero incompatibile con Berlusconi, non era un periodo facile per lui, ho capito la situazione. Quello che ha fatto lui è una cosa talmente enorme che è normale che ci siano tanti sentimenti”.
Dal Milan all'Inter
—Leonardo è diventato l’allenatore dell’Inter poco dopo aver lasciato il Milan e i tifosi non l’hanno presa bene: “Non pensavo che ci sarebbero state così tante polemiche, per me è stato difficile andare via dal Milan, è stata una grande perdita, ma da 6 mesi il rapporto era finito. Non avevo ancora deciso se andare avanti come allenatore o tornare a fare il dirigente, è stato Massimo Moratti a cambiare tutto. Quando mi ha chiamato ho pensato che dire di no sarebbe stato come morire. Sapevo che andavo verso qualcosa di complicato ma non così tanto. Baggio aveva giocato nel Milan e nell’Inter, anche Ronaldo, non pensavo ci potessero essere reazioni così negative. Però se c’è contestazione è perché c’è stato un sentimento prima”
Ago della bilancia
—Poi Psg, Milan e infine di nuovo Psg: “All’inizio dissi no al Psg, mia moglie Anna era incinta, fu Moratti a dirmi di andare a sentire e poi di fare quello che mi sentivo. Sono tornato al Milan in un momento di transizione dopo che al Psg ero diventato un dirigente capace di lanciare un progetto. Era un puzzle che doveva prendere forma, struttura che non era preparata per la mia spinta. Maldini invece è l’uomo perfetto, si è messo nella posizione giusta, è l’ago della bilancia: ha fatto quello che io non avrei saputo fare”.
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