Stadi, tv e sponsor sotto i livelli pre-crisi. Ma i salari assorbono ormai l’81% dei ricavi. E soltanto i club francesi perdono di più
Siamo usciti dalla pandemia, ma gli effetti proseguiranno purtroppo a lungo. Anche nel calcio. L’Europa che conta — Premier, Liga e Bundesliga — è praticamente fuori dalla palude degli stadi vuoti, dei diritti tv tagliati, del commerciale sprofondato. L’Italia no. E il fatto che anche la Francia non sia riuscita a recuperare non è rassicurante. Il rischio è che si stia creando un’Europa top a tre velocità.
Al vertice l’Inghilterra, di fatto una Superlega nazionale. Quindi Spagna e Germania, le uniche che in qualche modo riescono a tenere il ritmo, sebbene il loro valore globale (circa 6 miliardi) sia di poco superiore a quello della Premier (oltre 5,5). Infine l’Italia, seguita dalla Francia. Il "Benchmarking report Uefa 2023", che anticipiamo, offre una fotografia preoccupante del nostro calcio ormai a un bivio: o riparte ad alta velocità, per accorciare le distanze, o sarà condannato a un ruolo subalterno economico-finanziario e sportivo. I soldi non danno tutto ma aiutano, come racconta l’ultima Champions italiana datata 2010.
7 miliardi persi
—Se l’anno scorso la perdita globale della pandemia di 7 miliardi era una stima, ora c’è il dato ufficiale: la cifra è quella. Un botto. Praticamente azzerati i biglietti negli stadi (4,3 miliardi). Male sponsor (1,3), diritti tv (1) e premi Uefa (0,4). Anche qui, però, la Serie A (-15%) ha sofferto più di Premier, Bundesliga e Liga (tutte -13%). Soltanto la Francia (-18%) ha fatto peggio. Il deficit complessivo di tutto il continente è stato un miliardo, ma il vento è cambiato. I club che hanno presentato i bilanci 2022 propongono già un +4,1% sul 2019: sponsor e commerciali sono cresciuti del +13%; i premi Uefa equilibrano il minimo calo dei diritti tv; la biglietteria è al 93% dei livelli pre-pandemia. Il 2023 può essere l’anno del controsorpasso.
Stipendi +16%
—Insomma, il movimento europeo è uscito dalla crisi e a beneficiarne sono stati, come sempre, i giocatori: gli stipendi volano al +16% rispetto a prima della crisi. Gli agenti ci sanno fare, i presidenti presto busseranno a Nyon per chiedere limiti che altrimenti non possono rispettare. Non tutto è roseo: il patrimonio netto globale è 2 miliardi sotto il picco, ma continua a crescere. I contratti dei calciatori sono più lunghi (quasi la metà dura tre anni), i prestiti si stanno riducendo con le nuove regole Fifa. Il mercato è ripartito. La Premier domina: suo il 39% delle spese nella finestra estiva e addirittura il 53% a gennaio. Il prezzo medio pagato per giocatore dalla Premier è 15,2 milioni, quattro volte superiore alla Germania (2ª con 3,6 milioni). La Premier sovvenziona il mondo e si prende tutti i migliori: un torneo cannibale.
Italia: il deficit aumenta
—Non siamo da tempo il campionato più bello del mondo e ormai abbiamo perso il podio del fatturato. L’Italia ricava 2,56 miliardi all’anno, meno della metà della Premier. I diritti tv sono quasi un quarto di quelli inglesi (1,1 contro 3,9). Uno sprofondo. Tutte le voci sono ancora lontane dagli anni precedenti la pandemia. Sono giù gli incassi degli stadi: nel 2022, i quattro top club (Juve, Milan, Inter e Roma) hanno registrato da 29 a 38 milioni di biglietti, mentre, sottolinea la Uefa, ci sono cinque squadre europee sopra i 100 milioni. Male anche i dati dei diritti tv: i club che hanno presentato il bilancio 2022 mostrano un -10% rispetto al periodo di crisi. La Uefa non si spiega un paradosso: malgrado la vendita centralizzata, il rapporto tra chi incassa di più e il valore medio per club è 2,8, peggio di quando era individuale. In Europa è 2,3 e in Premier 1,2. Soltanto la Spagna, con il 3,1 tra il Real e il valore medio, è peggio. L’Inter guadagna 98 milioni di diritti tv, il Liverpool 198: vedere i Reds è uno spettacolo doppio? Il risultato è drammatico: i nostri club registrano una perdita (prima delle tasse) di 720 milioni nel 2020, di 1,17 miliardi nel 2021 e, dai dati dei bilanci 2022 (Milan, Fiorentina, Roma, Inter, Juve, Lazio e Napoli) il dato va a crescere.
Sponsor al 5° posto
—Ancora peggio sponsor e commerciale: la Serie A è quinta in Europa e il valore medio per club (32,6 milioni) è addirittura inferiore a quello dei club russi. Non parliamo di tedeschi (61,4 milioni) e inglesi (82 milioni). Solo che c’è un piccolo problema: gli stipendi nel 2022 (per top club) sono cresciuti del 7% rispetto al pre-pandemia. Vero che in Germania (+10%), Inghilterra e Spagna (+145) sono aumentati di più, ma noi abbiamo la percentuale peggiore rispetto al fatturato: l’81% se ne va in buste paga. "Un livello chiaramente insostenibile", scrive l’Uefa. E l’indebitamento con le banche (1,5 miliardi) è il 3° in Europa. Stiamo vivendo oltre le nostre possibilità, come prima, più di prima. Quando, almeno, vincevamo. Tutto suona come un allarme: capiranno i nostri eroi...
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