Marco Verratti ha una storia particolare: da anni punto fermo della Nazionale Campione d'Europa con Mancini, non ha mai giocato in Serie A. Mai. Neanche un minuto. E' il 2012 quando il centrocampista classe '92 passa dal Pescara al Psg. Dall'Italia alla Francia,dalla Serie B alla Champions League: "Fu una mia intuizione - racconta nella nostra intervista l'ex agente di Verratti Donato Di Campli - Il Pescara aveva già ceduto Marco al Napoli per 10 milioni, io ero a Milano ed entrai nello stesso ristorante nel quale stavano facendo una riunione per i diritti televisivi".
E lì?
"Tra i presenti c'era il presidente del Psg Al-Khelaifi, non sapeva neanche chi fossi. All'epoca ero un giovane procuratore, ma per non portarlo a Napoli litigai talmente tanto col Pescara che il presidente Sebastiani non mi volle più parlare. Anche perché Bigon mi disse che per Mazzarri, allora allenatore azzurro, Marco non avrebbe avuto spazio".
Quindi niente Napoli.
"Chiaro. Quel giorno, neanche a farlo apposta, a Nizza c'era Italia-Francia Under 21 nella quale Marco fece una grande prestazione. Così il giorno dopo mi chiamò Leonardo, a quei tempi uomo mercato del Psg, e iniziammo una trattativa durata circa 20 giorni".
Oltre al Napoli c'è mai stata qualche altra società italiana vicina a Verratti?
"La Juventus, prima ancora che il Pescara chiudesse col Napoli. Lo voleva fortemente Paratici, avevano raggiunto l'accordo per il trasferimento di Marco a Torino e due giocatori bianconeri a Pescara: uno era l'australiano James Troisi, ma l'ingaggio era fuori budget per il Pescara e saltò tutto".
Tre anni dopo c'è la possibilità di andare al Barcellona.
"Braida e l'ex ds Fernandez vennero a Parigi, a casa di Marco. Il giocatore mi diede il via libera per imbastire l'operazione, poi si bloccò tutto...".
O meglio: il presidente Al-Khelaifi bloccò tutto, giusto?
"Sì, lui. Verratti disse al Psg di voler andare al Barcellona, io ero in vacanza con lui a Ibiza e preferivo che da lì andasse direttamente a Barcellona senza passare da Parigi per allenarsi. Avevo paura non lo facessero più partire".
E così fu.
"Insieme a noi c'era anche Maxwell, quell'anno giocatore del Psg e oggi agente che ha curato il trasferimento di Marco in Qatar. Perché nel calcio, alla fine, tutti i cerchi si chiudono...".
Torniamo al giorno in cui saltò il trasferimento al Barcellona.
"Verratti e Maxwell tornarono a Parigi, Marco venne chiuso in una camera nella quale gli dissero che avrebbero preso Neymar, gli avrebbero rinnovato il contratto e fatto tutto quello che voleva, ma a un patto: doveva lasciare il suo agente. Il sottoscritto...".
Successe davvero.
"Era il 17 luglio 2017, lo stesso giorno in cui mia moglie si operò al piede ho saputo che Verratti aveva cambiato procuratore. Ma non me l'ha detto lui, l'ho letto su internet...".
"Ho provato a chiamarlo a Miami dove stava col Psg, mi ha detto che lì c'era Mino Raiola ma era un caso, voleva fare solo l'operazione del rinnovo ma non lo avrebbe preso in procura. E invece, io, avevo capito che quello sarebbe stato il momento della mia fine".
E il rinnovo?
"Quando ha cambiato agente ha firmato per altri quattro anni".
Ti aspettavi di vederlo in Qatar?
"E' uno senza carattere, lo è sempre stato nella vita".
Pescara, Psg e ora Al-Arabi: c'è chi dice che Verratti avrebbe potuto fare una carriera diversa.
"Ha preferito stare nella confort zone piuttosto che diventare un campione, una frase che avevo già detto tempo fa e aveva fatto arrabbiare lo sceicco".
Oggi vi sentite ancora?
"No, da quel giorno non l'ho più sentito. Ma ormai non avrebbe senso".
All'estero si sta creando un caso sul fatto che il Psg, club di proprietà qatariota, dicono si stia sistemando il bilancio chiudendo cessioni proprio in Qatar: secondo te servirebbe un intervento della Fifa?
"Questi si comprano tutto, prenderanno tutto. Marco sarebbe potuto andare in un club europeo ma non volevano darlo a società concorrenti in Champions. Pensate che il presidente dell'Al-Arabi (il nuovo club qatariota di Verratti, ndr) è il cugino di Al-Khelaifi".