Calciatori in sicurezza, atleti che si fanno rispettare in campo internazionale, giganti che sorprendono: oltre gli orrori della guerra, c’è un popolo che prova a ripartire e sperare. Anche grazie alle sue eccellenze sportive
Qualche settimana fa è ricominciato il campionato ucraino di calcio, che concentrerà la maggior parte, se non la totalità, dei propri incontri a Kiev e dintorni, per offrire a tecnici e giocatori un maggior livello di sicurezza rispetto alle aree più rurali del Paese, distrutte dal conflitto. Un torneo zoppo, privo di alcune formazioni storiche, come il Desna Chernihiv e il Mariupol, il cui centro abitato è stato palcoscenico di terribili atrocità belliche, e la cui assenza dal campionato, evidentemente, non ha bisogno di essere spiegata. Una lega per forza di cose raffazzonata, fieramente rattoppata e incastrata negli spazi concessi dall’emergenza, giocata in stadi vuoti, deserti, dove tutti stanno con le orecchie tese, in ascolto, quasi in attesa, di sentire il suono di un allarme.