Il centrocampista del Brighton e dello Zambia si era sentito male in nazionale: diagnosticato un male ereditario. Lo chiamavano “the computer” per come gestiva la squadra

Poteva e doveva essere il cervello del Brighton di De Zerbi, poteva e doveva tenere fede al soprannome che fin da piccolo gli avevano dato: “the computer”, per l’intelligenza tattica e la precisione nei passaggi. Invece no: Enock Mwepu a 24 anni non giocherà più a pallone. Gli hanno diagnosticato una malattia ereditaria al cuore, potenzialmente letale se avesse continuato la sua carriera rampante. Si era sentito male durante la pausa per le nazionali, doveva guidare il suo Zambia nei test contro il Mali ma è finito in ospedale e da qui le analisi. Il suo è un male infido, che non poteva essere rilevato da precedenti screening al cuore. De Zerbi e il proprietario del club Tony Bloom sono devastati dalla notizia: “Faremo di tutto per aiutarlo”.

la scoperta

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Fu proprio Bloom, uno dei più grandi gambler di sempre nonché pluricampione di poker, la chiave per portarlo a Brighton. La sua squadra fa mercato col modello Moneyball, e gli algoritmi dicevano che non c’era regista giovane con più margini di miglioramento di lui, che dirigeva l’orchestra a Salisburgo. Spende 25 milioni per prenderlo, e quasi contemporaneamente l’amico del cuore Patson Daka, centravanti, veniva preso a 30 dal Leicester. Il loro era un feeling che durava dall’adolescenza: Enock passa, Patson segna, e di provino in provino riescono a fuggire da un’infanzia difficile arrivarono in Austria dove con il mantra “calcio, scuola e chiesa sfondarono”.

sorriso

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Mwepu ha dato l’annuncio dell’addio con il sorriso: “Un ragazzo da un piccolo paese chiamato Chambishi ha qualcosa da dirvi. Ha seguito a lungo il sogno di giocare a calcio il più in alto possibile ed è arrivato in Premier League. Il sogno finisce, ma non finisce il mio coinvolgimento con il calcio”.

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