Quando il senegalese si è infortunato durante la Coppa d'Africa, il Liverpool ha cercato di impedire che giocasse dopo una commozione cerebrale. Ma l'attaccante era davvero disposto a tutto pur di scendere in campo...

Per alcuni tifosi, il calcio delle nazionali è...una gran perdita di tempo. A ogni sosta, si sprecano i commenti sul fatto che i match internazionali tolgono spazio ed energie ai club e mettono i calciatori a rischio infortunio. Ma cosa ne pensano i protagonisti principali della questione? Per molti, forse la stragrande maggioranza, indossare la maglia della propria selezione è un grandissimo onore, soprattutto quando si parla di tornei importanti. Ma, in generale, giocare con la nazionale è uno dei sogni di chi comincia a dare calci a un pallone e pur di non perdersi appuntamenti vitali si farebbe davvero di tutto. Come dimostra una storia raccontata dal neo attaccante del Bayern Monaco Sadio Manè.

Il senegalese è legatissimo al suo paese, come dimostrano le tante iniziative che ha preso per portare beni di prima necessità e servizi nella zona in cui è nato. E nel pacchetto è ovviamente compresa la nazionale. Anzi, qualcuno ha suggerito che il motivo scatenante dell'addio al Liverpool sia stato proprio il fatto che Klopp abbia sminuito la Coppa d'Africa, poi vinta dal Senegal. E proprio al torneo continentale si riferisce l'aneddoto rivelato a Pro Direct Soccer France. "Quando mi sono infortunato contro Capo Verde, avevo una commozione cerebrale, il Liverpool ha fatto pressioni sulla federazione e ha scritto alla FIFA, dicendo che dovevo riposare almeno cinque giorni e saltare i quarti di finale. E anche i dottori dovevano seguire questa regola. Quando me l'hanno detto ho chiamato il CT e gli ho detto 'i dottori non vogliono che io giochi, ma devo essere tra i titolari'".

E la questione arriva anche più in alto. "Ho chiamato il presidente federale per un incontro. Ero pronto a dare la mia vita. Ho detto di fare un contratto, la responsabilità è mia, firmo subito. Se muoio, devono dire che è stata colpa mia, non di nessun altro. Ma loro mi dicevano 'Sadio, non puoi giocare' e io rispondevo 'no no, è fuori questione'. Era notte fonda, tutti erano nel panico, io ho detto: 'Mister lo so che anche lei ha paura, scrivete una lettera che dice che ho scelto io di giocare in caso io muoia o mi succeda qualcosa'. Alla fine non ho firmato nulla perchè dicevano che non era possibile, quindi siamo rimasti d'accordo di fare esami il giorno della partita. Non c'era nulla, ho potuto giocare e grazie a Dio tutto è andato bene". E del contratto in caso di morte...non se n'è fatto nulla.

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