Fonti interne alla magistratura parlano di nuove intercettazioni terrificanti del medico che lo seguiva nell'ultimo periodo. Il nipote Johnny: "Negli ultimi giorni non aveva voglia di nulla"

La ricostruzione degli ultimi giorni di vita di Maradona, al momento affidata alle scrupolose indagini della magistratura, si arricchisce di dettagli inquietanti anche attraverso le testimonianze di chi quel tragico 25 novembre si trovava sotto lo stesso tetto del Diez. Uno di questi è Johnny Esposito, figlio della sorella Maria appartenente a quel ristrettissimo circolo intimo (composto da 3-4 persone) che viveva praticamente in simbiosi con l’ex Pibe de Oro seguendolo come un’ombra. “Mio zio non aveva più voglia di vivere. Era stanco di caricarsi addosso il peso di chiamarsi Maradona, ho avuto la sensazione che volesse morire”, ha confessato il ragazzo alle telecamere di Vino para Vos.

LA DEPRESSIONE

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Le rivelazioni di Esposito seguono di 24 ore quanto affermato ad America Tv dall’ex cuoca storica di Maradona, Romina Rodriguez (detta “Monona”), secondo cui “era ormai stanco di tutto. Sembrava volesse farla finita”. Che Diego avesse da tempo a che fare con acute crisi depressive, al punto da dover assumere un dannoso cocktail di farmaci, è ormai risaputo. Ma la testimonianza di Esposito dipinge una situazione più seria di quanto si potesse immaginare. “Negli ultimi giorni facevamo le solite cose, guardare partite in tv, bere mate, giocare a carte, ma lo vedevo diverso”, ha raccontato Esposito. “Mi faceva discorsi strani, era stanco e preferiva starsene da solo. Passava la maggior parte del tempo a letto, non aveva più voglia di fare nemmeno una passeggiata E’ come se si fosse lasciato andare e rifiutava ogni tipo di aiuto”.

AUDIO SCONVENIENTI

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Nel frattempo, continuano a scuotere le intercettazioni di Leopoldo Luque, neurochirurgo di Maradona finito nel mirino della magistratura nell’ambito dell’indagine aperta per omicidio colposo. Dopo gli insulti e le parole sprezzanti indirizzate all’ex Pibe de Oro in alcune conversazioni con colleghi e amici, Infobae ha svelato il trattamento spiccio e irriguardoso nei confronti di Jana, l’ultima figlia riconosciuta del fuoriclasse argentino. Il modo e i toni con cui Luque liquida le sue reiterate richieste di trasferire Maradona in clinica alimenta la sensazione che la situazione sia stata (quantomeno) sottovalutata. “Continua a insistere per il ricovero, ha veramente rotto le scatole. Adesso non ne posso più, Jana è davvero una maledetta cogliona”, sbotta Luque con un collega in una delle tante conversazioni che - secondo quanto rivelato a Olé da fonti interne alla magistratura - “dipingono un quadro terrificante. Le conversazioni divulgate finora sono nulla in confronto a tutto quello che gli inquirenti hanno già dovuto ascoltare. Di certo - ha dichiarato la fonte anonima - quello tra Maradona e Luque non era un normale rapporto tra paziente e dottore”.

IMPROVVISAZIONE

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Ogni giorno che passa si rafforza sempre più il sospetto (quasi ormai una convinzione) che alla morte di Maradona abbia contribuito in maniera decisiva un mix di imperizia, negligenza e superficialità. Anche in questo senso è emblematico il racconto di Monona nel ripercorrere i concitati momenti in cui si è tentato di rianimare Maradona. "Nessuno sapeva come fare, non c’era chi fosse in grado di eseguire un massaggio cardiaco. La psichiatra chiese persino a me di provarci. 'Contiamo fino a tre e fai pressione sul petto', continuavano a ripetermi. Mi dissero anche di fargli la respirazione bocca a bocca. Ma io non fui in grado, ero pietrificata".

IL PUNTO

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I tempi dell’indagine aperta pochi giorni dopo il decesso del Diez saranno ancora lunghi e, al momento, nel mirino degli inquirenti ci sono soprattutto il dottor Luque e la psichiatra Agustina Cosachov. Ma prima delle accuse formali sarà necessario attendere ancora almeno un mese, tempo necessario per terminare l’analisi di tutte le prove acquisite e formulare gli eventuali capi d’accusa. Dopodiché, sostengono i media argentini, verrà nominata una commissione medica ad hoc che farà le proprie valutazioni (prendendosi presumibilmente qualche mese di tempo). Dopodiché, sarà possibile dare inizio a un eventuale processo. Se le prove in possesso degli inquirenti confermassero i sospetti emersi finora, il rischio per Luque è di una condanna dai tre ai cinque anni.

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