Enzo Maresca, allenatore in seconda di Pep Guardiola al City, in questa intervista svela di ispirarsi agli scacchi per le sue tattiche

Marco Alborghetti

Calcio e scacchi per decenni sono stati considerati due sport agli antipodi, ma forse anche grazie alla visibilità scaturita dalla serie Netflix La Regina degli Scacchi, molti calciatori hanno iniziato ad appassionarsi a questa disciplina, ritrovando in quelle 64 caselle molte similitudini con il gioco del calcio.

Non è un mistero che giocatori come Dybala, Giroud, Pulisic, Kanté, il Cholo e Giovanni Simeone (giusto per citarne alcuni) spesso nel tempo libero decidano di rilassarsi giocando qualche partita sulla scacchiera fisica, ma c'è chi come Enzo Maresca, allenatore in seconda di Pep Guardiola, ha deciso di trasferire le sue conoscenze scacchistiche sul rettangolo di gioco.

In un'intervista rilasciata a Scacchitalia, rivista con cadenza trimestrale della Federazione Scacchistica Italiana, l'ex calciatore di Bologna e Juventus nei primi anni 2000 ha svelato la sua passione per questa disciplina: "Per i miei schemi mi ispiro alle tattiche scacchistiche. Da un punto di vista tattico e strategico, nella necessità del controllo del centro, nella valorizzazione del fattore sorpresa, nella suddivisione delle fasi del gioco (apertura medio gioco, finale) e nel gioco posizionale, che è la mia passione, sia per il calcio, che per gli scacchi".

Una passione nata quasi per caso, al termine della sua carriera da calciatore, ma che gli ha permesso di ottenere il patentino da allenatore: "La mia passione per gli scacchi risale a un po’ di anni fa, quando ho capito che la mia carriera di calciatore si stava concludendo, e ho iniziato a pensare che mi sarebbe piaciuto allenare. E gli scacchi hanno richiamato la mia attenzione, perché mi è parso che avessero tante cose in comune con il calcio. Quindi ho voluto conoscerli meglio".

Ma come si applicano per Maresca i principi generali degli scacchi? Partiamo dal controllo del centro: "Secondo me chi ha il controllo del centrocampo ha il controllo della gara. Ovviamente se intendi usarlo. Se al contrario la tua idea è far passare subito la palla dalla difesa agli attaccanti, il centro non ti serve molto. In un certo senso è la contrapposizione tra gioco classico e ipermoderno: il gioco alla Guardiola è più simile a quello classico, in cui si punta all’occupazione del centro, quello “difesa e contropiede” assomiglia a quegli schemi in cui si apre di fianchetto, e si lascia il centro all’avversario".

Altro aspetto fondamentale da prendere in considerazione è il fattore sorpresa: "Il fattore sorpresa è legato al tempo, ed è una similitudine che riguarda, per esempio, le varianti di apertura. Se tu sai come l’avversario ha impostato la partita, e come lui immagina che tu l’abbia impostata, inserire una novità, un elemento di disturbo può riuscire a sorprenderlo. Questo non basta a farti vincere, però lo costringe a perdere tempo, e quindi ti regala un piccolo vantaggio", spiega Enzo Maresca.

Il concetto che però sta più a cuore all'allenatore salentino è quello di "gioco posizionale", che deve essere assimilato in campo con questa filosofia: "Se si riesce a occupare il campo in modo efficace, e ogni giocatore mantiene la sua posizione, si costruiscono dei vantaggi che poi al momento opportuno puoi sfruttare: creare una superiorità numerica, ad esempio, oppure, anche senza superiorità, un “uno contro uno” in cui il tuo giocatore è più bravo dell’avversario. Gioco posizionale inoltre significa anche intuire i punti deboli dell’altra squadra e andarli a colpire".

Infine, una riflessione sugli scacchi come attività extra-campo che per Enzo Maresca non deve riguardare necessarimente i calciatori: "Più che per diventare calciatori migliori sarebbe un training utile a ogni età per imparare certe doti fondamentali: anche solo il fatto di dover impiegare del tempo a ragionare, può aiutare da tutti i punti di vista, soprattutto una generazione abituata a stare ogni momento con il cellulare in mano. Il bello degli scacchi è che ti educano a un pensiero flessibile, perché quello che è vero adesso non è quello che sarà vero tra cinque minuti".

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