L'ex giocatore dell'Atalanta, ora al New York City Fc: "Gasperini è un grandissimo allenatore. L'Italia mi manca tantissimo..."
"El Frasquito". Di soprannomi in Argentina ne danno a centinaia, ma quello di Maxi Moralez è ricordato ancora da molti anche qui in Italia: un appellativo che deriva dal rumore del contatto tra il piede e il pallone quando si tira, che assomiglia a quello di una bottiglia stappata. Tanta tecnica, piccolino, ma con un grande cuore. Maxi Moralez è rimasto nei ricordi dei tifosi dell'Atalanta perché ha sempre messo tutto ciò che aveva in ogni partita, in ogni pallone che toccava. “Mi manca tanto l’Italia, soprattutto il cibo”. Non usa mezzi termini per parlare del suo passato nel nostro Paese, nonostante sia a poche ore dall’inizio del playoff di Mls.
Dal 2017 gioca ai New York City Fc, con cui la scorsa stagione ha vinto il titolo del campionato statunitense battendo ai calci di rigore i Portland Timbers, ma è stato in Italia dal 2011 al 2016 con la maglia della Dea. E martedì notte Maxi Moralez inizierà l’avventura nella post season da campione uscente: “La squadra di quest’anno è diversa rispetto alla scorsa annata, ma vogliamo arrivare fino in fondo di nuovo”.
Nel primo turno affronterete l’Inter Miami di Gonzalo Higuain, sarà speciale…
“Gli faccio un appello: voglio che sia la tua ultima partita della carriera! (ride, ndr). Quando giochiamo contro parliamo spesso, è davvero un bravo ragazzo”
Si aspettava il suo ritiro?
“Non me l'aspettavo, devo essere sincero. Abbiamo la stessa età ed io per fortuna non sto pensando al ritiro, ma lui ha giocato in squadre più forti quindi lo posso capire”.
La sua carriera è ancora lunga, quindi?
“Altre 2-3 stagioni ho intenzioni di farmele. A dicembre mi scade il contratto con New York, ma molto dipende dalla società. A me piacerebbe restare”.
E cosa vorrebbe fare da ‘grande’?
“Per ora ancora non ci ho pensato ad essere sincero, non mi vedo come allenatore. Ma tra qualche anno chissà, magari cambierò idea. Sicuramente voglio restare nel mondo del calcio”.
Quanto le manca l’Italia?
“Molto, in particolare alla mia famiglia. Quando finirà la stagione torneremo due settimane a Bergamo per stare insieme ai miei vecchi amici. I cittadini bergamaschi sono speciali, così come i tifosi dell’Atalanta. Mia moglie è innamorata della città, del cibo, di tutto”.
E l’Atalanta?
“Lo stadio nuovo è una meraviglia, ci sono stato ma non durante una partita ed immagino quanto possa essere bello tutto pieno”.
Quante partite guarda della Dea?
“Senza le coppe faccio più fatica a seguirle live, ma come posso le recupero tutte. Hanno iniziato davvero molto bene, hanno sempre il mio sostegno”.
Si può parlare di Scudetto?
“L’obiettivo principale penso sia restare tra le prime quattro. Poi si può sempre sognare, perché non credere allo Scudetto?”
Gasperini ha creato un ciclo strepitoso…
“Lui è un grandissimo allenatore. La società è stata bravissima a credere in lui, soprattutto nei momenti più difficili: in questi anni la squadra ha giocato benissimo, si è creato un qualcosa di speciale”.
Con i suoi ex compagni è rimasto in contatto?
“Ogni tanto sento il Papu Gomez. Poi sono molto amico anche di Cigarini, Carmona e Denis”.
E dell’addio di Gomez dall’Atalanta cosa ci dice?
“A lui non è piaciuto com’è finito il rapporto. Bergamo era casa sua, non sarebbe mai voluto andare via e gli sarebbe piaciuto concludere la carriera con la maglia dell’Atalanta. Ha fatto la storia del club, è stato capitano, ma nel calcio sono cose che possono succedere purtroppo”.
Preferisce i playoff come in Mls o il campionato europeo?
“Sono due modalità differenti, non ho una preferenza speciale. Certo, la cosa bella dei playoff è che se concludi la regular season al settimo posto (ultima classificata per essere qualificati alla post season, ndr) hai la possibilità ugualmente di giocarti il titolo. Mi sembra difficile vedere un sistema del genere anche in Europa, è una questione di cultura”.
La Mls raggiungerà il livello dei maggiori campionati europei?
“Questo campionato ha bisogno di tempo, la crescita è appena cominciata. Qui c’è davvero tutto per essere paragonati all’Europa tra qualche anno: magari non con Premier e Serie A, ma un gradino più in basso sì”.
Può essere l’anno buono per la vittoria del Mondiale dell’Argentina?
“Mi auguro proprio di sì. Con la vittoria della Copa America è scattato un qualcosa in tutto il gruppo, anche Messi lo vedo in una maniera diversa: è più sereno, più libero dalle pressioni. Dovremo essere umili, questa è la cosa più importante”.
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