In attesa di conoscere le scelte sul futuro, sabato sarà l’ultima partita a Parigi e in Francia ed è difficile immaginare un saluto caloroso
Un po’ di rabbia, un po’ di rancore e tanta indifferenza. Questi i sentimenti che potrebbero, reciprocamente, alimentare la serata di addio di Leo Messi al Psg, sabato. Ultima di campionato, serata di festa, ma solo per l’undicesimo titolo di campione di Francia. E non di certo per dare un abbraccio al campione del Mondo argentino, fischiato dal Parco dei Principi, considerato responsabile per il flop in Champions League, che poi era l’unica cosa che contava anche a Doha. Quindi è giunto il momento del divorzio, anche se non si è mai celebrato un vero matrimonio.
Manovra
—Al limite, come scrive ironicamente l’Equipe di stamane, si è trattato di un adulterio, ma nei confronti del Barcellona che sogna di riportarlo in Catalogna. I conti blaugrana però sono in profondo rosso e non possono sostenere l’ingaggio del sette volte Pallone d’oro. Anche per questo sarebbe emersa l’ipotesi di un prestito, non dal Psg dove arriva a scadenza di contratto, ma dall’Inter Miami. La squadra di David Beckham infatti da mesi sta lavorando per convincere il fuoriclasse a trasferirsi nel campionato statunitense. Una tentazione per Leo che diventerebbe anche testimonial del prossimo Mondiale e cui è stata promessa una franchigia al termine della sua carriera. Messi però darebbe priorità a un rientro al Barcellona: da qui l’idea di un accordo tra le due sponde dell’Atlantico che permetta di concretizzare entrambe le prospettive. Ma dalla Spagna sono sempre più insistenti le voci di un accordo ormai concluso con l’Al Hilal che, secondo l’Equipe, garantirebbe al giocatore 1,4 miliardi di euro in due anni.
Feeling
—A Parigi, Messi guadagna 40 milioni di euro a stagione, con i bonus. Troppi agli occhi degli ultrà che lo considerano un mercenario, simbolo delle politiche troppo commerciali del club e dei flop ripetuti in Champions. Le due eliminazioni agli ottavi con lui in squadra hanno azzerato il feeling con la tifoseria che nell’ultima gara casalinga l’ha fischiato per un tempo intero, ad ogni tocco di palla. Leo ha risposto dal campo, siglando il gol valso l’undicesimo titolo, ma a Strasburgo. Un record in Francia. Ma un record anche per l’argentino ormai bomber più prolifico nei cinque principali campionati europei, a quota 496 reti: una in più di Ronaldo. In stagione, Messi ha disputato 40 gare con il Psg, per 21 reti e 20 assist. Eppur non basta. E così sabato, in occasione dell’ultimo turno con il Clermont, è probabile che venga ignorato dalla curva, come lui l’ha ignorata finora, concedendo solo raramente qualche saluto in questi due anni parigini.
Parentesi
—All’indifferenza reciproca, si aggiunge anche la rabbia che emerge dal clan Messi per come il Psg abbia voluto punirlo, dopo che aveva saltato un allenamento per recarsi a Riad, per ragioni di sponsor personali. La stangata da due settimane, ridotta a una dopo le scuse del giocatore, è stata percepita come la volontà di farne un esempio, quando in stagione il club ha sorvolato su molti altri casi di indisciplina, anche da parte delle altre star dello spogliatoio. Insomma, Messi considera definitivamente chiusa la parentesi al Psg, un club che ha scoperto essere gestito in modo molto più approssimativo rispetto alle apparenze di grande d’Europa. Mancano 90’ per dire addio che non sarà di certo all’altezza dei festeggiamenti al suo arrivo, quando fu accolto come un re. In Francia però storicamente i re rischiano sempre la ghigliottina.
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