I padroni di casa conquistano il Trofeo Naranja dal dischetto dopo lo 0-0 al 90’ al termine di una sfida giocata meglio dai rossoneri (annullato ingiustamente un gol di Leao). Un passo avanti dopo la partita di Nizza
Tecnicamente è una sconfitta, ma nella pratica si tratta di un passo avanti rispetto all’uscita precedente. Il Milan cade ai rigori a Valencia – in palio c’era la 49esima edizione del Trofeo Naranja, quindi la sfida doveva concludersi con un vincitore – dopo lo 0-0 dei novanta minuti che ha dato a Pioli buone indicazioni, soprattutto nel primo tempo. Una netta inversione di tendenza rispetto a Nizza, dove i primi 45 erano stati decisamente brutti. Il Diavolo è migliorato nel gioco d’insieme, in alcune individualità (Diaz e Leao su tutti) e va sottolineato anche un dato che inizia a rivestire una certa importanza: nei primi quattro test stagionali, i rossoneri non hanno ancora preso gol su azione (una rete sola al passivo, quella del Nizza, arrivata su rigore). E’ stata una partita giocata con una certa personalità e che avrebbe potuto finire diversamente se l’arbitro non avesse cancellato un gol di Leao per un fuorigioco inesistente. Una buona prova considerando che anche stavolta l’avversario era più avanti nella preparazione (in Spagna si comincia il fine settimana di ferragosto).
Le scelte
—Rispetto al test di Nizza Pioli ha dato una robusta rimescolata all’undici titolare, anche in vista della sfida deluxe col Real di domenica 8. Quattro le novità, due in difesa e due in attacco. Diversi i terzini (Conti e Ballo-Touré per Calabria e Hernandez) e diversi gli esterni del tridente (Castillejo per Saelemaekers, Maldini per Krunic). Ma in un certo senso la vera notizia è stata la conferma di Leao al centro dell’attacco, dove le proiezioni della vigilia invece suggerivano l’esordio di Giroud per la prima volta dall’inizio dopo l’esuberante impatto nel debutto assoluto in Costa Azzurra. Il resto è rimasto invariato: Diaz al centro della trequarti, Pobega e Tonali in mediana, Tomori e Romagnoli davanti a Maignan. Non convocati Caldara e Hauge (vicinissimi alla partenza per Venezia e Francoforte), oltre a Kjaer, Kessie (rientrati da poco), Bennacer (Covid) e il convalescente Ibra. Prima chiamata stagionale per Kalulu.
Assistenza
—Va detto che le novità non hanno scombussolato il Milan. Rispetto alla partita precedente i rossoneri hanno mostrato idee più chiare ed efficaci, trovando sbocchi sia in fascia che centralmente. In almeno tre-quattro occasioni si è visto il palleggio e quelle sovrapposizioni che la scorsa stagione hanno dato al Diavolo tante soluzioni offensive. Il centro di gravità è stato Brahim Diaz, con una grande differenza: se in Costa Azzurra era durato non più di un quarto d’ora, stavolta ha accompagnato la squadra per tutta l’ora in cui è rimasto in campo, proponendosi all’interno di un raggio d’azione molto ampio. In particolare partendo da sinistra per poi accentrarsi, o andando a ricevere palla fino alla mediana. In altre parole, svolgendo quel lavoro di raccordo fra i reparti che faceva Calhanoglu e che per Pioli è vitale. Brahim è andato a prendersi falli sulla trequarti, ha creato superiorità numerica, ha assistito bene i compagni. Una prestazione da dieci vero. Ma è stato buono in generale l’atteggiamento di squadra. Il Milan non ha avuto timori nell’andare a prendere alto il Valencia, chiudendolo spesso negli ultimi trenta metri. Chiariamo meglio: non è stato un assalto, né un monologo asfissiante perché i ritmi sono stati mediamente bassi, ma è comunque stata una gestione con personalità. Facilitata anche da un avversario decisamente bruttarello, che ha infarcito la manovra di errori e che raramente è riuscito ad alzare il ritmo.
Prove di 4-4-2
—Un brutto Valencia insomma, lontano parente del calcio alla spagnola che siamo abituati a osservare anche da parte di squadre meno attrezzate. In termini di emozioni la prima frazione ha offerto poco: un’ottima imbeccata di Diaz per Castillejo che ha sprecato da buona posizione, una respinta di Maignan su Cheryshev, un bel sinistro di Ballo-Touré (un paio di discese apprezzabili per il vice Theo) alto di poco e un gol annullato a Leao per un fuorigioco che non c’era. Il portoghese stavolta merita riflessioni positive: dentro al gioco, mobile, desideroso di lasciare il segno anche se a volte vittima di auto-compiacimento nelle giocate. A inizio ripresa Pioli ha buttato dentro Tatarusanu, Kalulu, Gabbia, Krunic e Saelemaekers al posto di Maignan, Tomori, Romagnoli, Tonali e Maldini. La sfida si è animata un po’, prima con Correia (attento Tatarusanu) e dopo con una grande azione di Leao che è scappato sulla sinistra e ha messo in mezzo un cioccolatino raccolto da Diaz: destro a colpo sicuro all’altezza del dischetto, miracolo di Mamardashvili. Al quarto d’ora altro giro di sostituzioni: Calabria, Hernandez, Rebic e Giroud per Conti, Ballo-Touré, Diaz e Leao. Tutti ovviamente a osservare movimenti e approccio di Giroud, ma la vera notizia è stata il cambio di sistema: un 4-4-2 con Rebic accanto al francese (e Saelemaekers ala sinistra), ovvero le prime prove di quel doppio attaccante che in futuro vedrà protagonisti Ibra e Giroud. Il dialogo con Rebic però non è stato particolarmente intenso. Hernandez ha sgommato un paio di volte, i cambi del Valencia hanno riequilibrato il possesso palla nella seconda parte di frazione e in pratica non è più successo nulla fino alla rissa dei minuti finali, generata da una bruttissima entrata di Krunic sulla tibia di Gayà. Il bosniaco è stato soltanto ammonito per pietà estiva, ma era un rosso incontestabile. Dopo il 90’, trattandosi di un trofeo da assegnare, spazio ai rigori, con la vittoria spagnola. La sequenza: Manu Vallejo: gol; Giroud: gol; Maxi Gomez: gol; Calabria: gol; Guedes: gol; Krunic: fuori; Esquerdo: gol; Rebic: gol; Hugo: gol. Serata no per Krunic. Il coefficiente di difficoltà estivo toccherà l’apice nel prossimo appuntamento: domenica pomeriggio (18.30) a Klagenfurt i rossoneri sfideranno il Real Madrid del vecchio amico Ancelotti.
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