E’ il 96′ ed è l’ultimo pallone della partita: il Cerignola è in affanno e lo ha scaraventato in angolo (di un soffio oltre la bandierina, tanto da far parlare Di Toro di sospetto fallo laterale). Uno stewart solertissimo (da applausi) lo posiziona sulla lunetta del corner; anche Dalmasso è salito in area. La palla si infila nell’ennesima carambola: ed è in quel momento che Kontek, al terzo tentativo personale su altrettanti calci d’angolo, con un anomalo tocco di mezzo esterno, trova la traiettoria impossibile che si insacca a fil di palo. Erano passati solo due minuti dal bellissimo gol all’incrocio di Frigerio che già sapeva di beffa. Ma ora viene giù lo stadio in un boato infinito: lacrime, abbracci, c’è chi si sente male. Lo Zaccheria non crede ai propri occhi ma invece è tutto vero: il Foggia ha fatto la rimonta. E per la città si aprirà una lunga, insperabile notte di festeggiamenti. Quei festeggiamenti smorzati invece all’ombra del Duomo Tonti, in una piazza gremita e giallazzurra che resterà attonita di fronte al maxischermo. E’ il bello e il brutto del pallone, che può essere incredibile, travolgente o terribile, a seconda dei casi. 

L’esito di una serata che resterà nella storia del calcio di Capitanata giunge dopo una partita per larghi tratti bloccata. L’Audace aveva mostrato all’andata un miglior stato generale; il Foggia, risicatissimo, era viceversa parso stanco e mentalmente provato. Del resto la fotografia del divario tra le due è tutta nella distinta: il Foggia in panchina ne porta appena 7 (di cui 2, Vacca e Di Pasquale, sono in realtà fuori causa o quasi), gli ospiti 14: numeri impietosi che la dicono tutta su certe scelte del mercato invernale. E così la partita per i rossoneri (giocatori e tifosi) è disperante per 77 minuti. Fino a che il gol di Schenetti, su azione da corner anche in questo caso, non rianima uno stadio fino a quel momento vicino alla rassegnazione nonostante gli altissimi decibel del tifo delle due curve. I cicognini ne vengono storditi e si prepara il rush finale che scriverà la storia.  

LA PARTITA – L’appello a riempire lo Zaccheria, reiterato più volte pur tra qualche “scivolone” mediatico (vedi le accuse al club ospite per il presunto mancato accordo sull’abbassamento a 1 o 2 euro del prezzo dei biglietti – in realtà sarebbe stato necessario soprattutto il placet della Legapro, organizzatrice dei playoff – poi derubricate a “ringraziamenti” per il prezzo di gradinata comunque fissato a 10 euro), non sortisce del tutto l’effetto sperato con 6.200 paganti registrati al botteghino, ma nelle curve, encomiabili come non mai per calore e colore, il colpo d’occhio e il volume sonoro del tifo è impressionante. Rossi (e questo andrebbe ricordato nelle varie analisi post gara) fa di necessità virtù, optando per Rutjens in luogo di Leo (frastornato all’andata) e Di Noia al posto di Schenetti. La vera sorpresa è Dalmasso preferito a Raccichini, mentre in avanti dentro la prevista coppia Peralta e Beretta. Ogunseye e Garattoni sono fuori causa. Due sole novità in formazione invece per Pazienza, alla quarta partita in 12 giorni: Allegrini riprende il suo posto al centro della difesa a tre in luogo dello squalificato Capomaggio; Malcore riparte dall’inizio con D’Andrea. Anche l’arbitro “gioca” un suo derby personale: il signor Giordano è infatti originario di Manfredonia.

Squadre a specchio e così la gara si dipana soprattutto attraverso i duelli individuali. Il Foggia preme, il Cerignola punta a ripartire non disdegnando di spazzare via il pallone (anche se Pazienza non lo vorrebbe). Bjarkason arriva in ritardo (13′) sulla pennellata di Peralta. E’ fuori misura (18′) la punizione di Costa dal limite. Il Foggia il pallone in area lo mette spesso ma colleziona solo angoli. In uno di questi arriva la grande occasione (34′) con Kontek che da due passi spara incredibilmente alle stelle. Gli ospiti stringono i denti ma si portano al riposo uno 0 a 0 imprescindibile. Nella ripresa, Rossi inserisce immediatamente Leo per Rutjens cercando di migliorare la costruzione dal basso. Il Foggia preme e coglie la parte alta traversa con Bjarkason (50′) sul solito cross di Costa. Pazienza decide di cambiare e mette un attaccante (D’Ausilio) per un difensore (Allegrini), mentre Rossi è costretto a sostituire il claudicante Di Noia con Schenetti. Fuori anche Malcore per Achik e l’ammonito Langella per Bianco per un Cerignola che prova a farsi più…Audace anche nella disposizione in campo. Il Foggia però non demorde e il canovaccio non cambia: è ancora Kontek (64′), di nuovo su calcio d’angolo, a divorarsi una seconda occasione enorme. Rossi si guarda attorno con tono interrogativo, rendendosi conto di aver già terminato o quasi le soluzioni possibili. Dal canto suo, Pazienza da’ fondo alle risorse in panchina, cercando di ovviare ai crampi ma soprattutto alla sindrome del “braccino” che, minuto dopo minuto, pare dominare la gara dei suoi. E così il tempo sembra scorrere inesorabile, fino a che Schenetti (78′) trova sull’ennesimo corner lo spiraglio giusto per infilare Saracco. Lo Zaccheria esplode, quantomeno di rabbia; Delio ci crede e mette (finalmente) la terza punta Iacoponi. I suoi protestano per un sospetto fallo di mani in area, sull’altro fronte l’Audace spreca molto malamente due ripartenze. E’ il 93′ quando Frigerio trova la gran botta da fuori sull’assist di Beretta, siglando il due a zero della speranza quando di minuti al gong ne mancano appena 3. Lo Zaccheria è una bolgia: i giallazzurri ne sembrano risentire e sprecano incredibilmente l’occasione di guadagnare secondi preziosi tenendo palla sulla bandierina. Il Foggia invece riparte e lancia alla disperata (remake di Foggia-Potenza) questo pallone in avanti che l’ormai stravolta retroguardia cerignolana non riesce a far meglio che buttare fuori. Il resto lo sapete.
Cerignola stramazzato. Foggia in visibilio. Città che esploderà tra caroselli e fuochi d’artificio. Ricomparirà perfino il Presidente, grande desaparecido di Cerignola,  che riapparirà magicamente nello spogliatoio dei satanelli festanti, tanto da/per esserci nelle foto di rito. 

Per quanto ci riguarda, la vittoria resta però pieno ed esclusivo appannaggio di un gruppo squadra formata da uomini veri, coadiuvato da un tecnico navigato, carismatico e attaccato ai colori rossoneri come Delio Rossi, l’unico mister di valore che potesse accettare la panchina del Foggia in quella situazione (e che, nonostante tutto, era stato fustigato dopo l’andata): tutti insieme, sono stati in grado di prendersi la rivincita dopo i disastri non solo del Monterisi ma anche di tutto un campionato vissuto di rincorsa e trascorso lungo il filo dei nervi, più volte tesi tra tre cambi di panchina e due di direzione sportiva. La gioia, le lacrime, la gratitudine dello Zaccheria per una nottata indimenticabile, sono tutte per loro.

Giancarlo Pugliese

RIPRODUZIONE RISERVATA

[Foto: ph. Potito Chiummarulo]

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Foggia-Audace Cerignola 3-0/ IL TABELLINO

Reti: 78’ Schenetti, 90’+3’ Frigerio, 90’+6’ Kontek.

Foggia (3-5-2):Dalmasso; Rutjens (1’st Leo), Kontek, Rizzo; Bjarkason, Frigerio, Petermann, Di Noia (7’st Schenetti), Costa (37’st Iacoponi); Peralta (54’st Di Pasquale), Beretta. A disposizione: Raccichini, Vacca, Di Pasquale, Schenetti, Leo, Iacoponi, Capogna. Allenatore: Delio Rossi

Audace Cerignola (3-5-2): Saracco; Blondett, Allegrini (5’st D’Ausilio), Ligi; Coccia (37’st Righetti), Langella (9’st Bianco), Tascone, Sainz-Maza, Russo; D’Andrea (37’st Samele), Malcore (9’st Achik). A disposizione: Fares, Trezza, Olivera, Bianco, Inguscio, D’Ausilio, Montini, Mengani, Botta, Achik, Samele, Ruggiero, Righetti, Giofré. All. Michele Pazienza.

Arbitro: Giordano di Novara

Ammoniti: Rutjens (F), Langella (AC), Allegrini (AC), Sainz Maza (AC), Peralta (F), Costa (F), Kontek (F), Leo (F), Blondett (AC)

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