Per spronare qualcuno, a volte, può essere necessario colpirlo con una giusta dose di cinismo. Molte persone, per essere motivate, hanno bisogno di un discorso, magari di un abbraccio, di qualcuno che con dolcezza e savoir-faire sappia dire le cose giuste al momento giusto. I giocatori del Tottenham, soprattutto visto chi li guida. non possono permettersi questo approccio. Lo sa bene Tanguy Ndombelé, fino allo scorso anno definito “nemico” di Mou. Oggi è centrale nei suoi schemi…grazie alle sfuriate del portoghese.
CHI BEN AMA… – José Mourinho, si sa, è più uno da bastone e carota. E anzi, se serve, le razioni di bastone saranno doppie e quelle di carota dimezzate. Ma il metodo-Special One è abbastanza navigato e sebbene i giocatori lo conoscano, non riescono a non ‘cadere’ nelle sue trappole psicologiche. Il portoghese farà di tutto per recuperare un giocatore: magari non con metodi troppo ortodossi, ma lo farà. Meno di un anno fa, Ndombelé era un reietto al Tottenham, oggi è indispensabile. E come riporta il Sun, il centrocampista riassume tutto con un modo di dire francese: “Qui aime bien, châtie bien”, chi ben ama, ben castiga. E spiega: “A volte le parole possono essere troppo crude o dure. Ma quando si parla in quel modo, le parole avranno ovviamente un effetto. E mi ha creato un’autentica guerra in testa. È stata dura“.
SEVERO MA GIUSTO – Ma Ndombelé ha beneficiato della schiettezza dura come roccia di Mourinho. “Non è stato bello, certo, ma non erano critiche immeritate. Dipende da come cogli il messaggio, direi. Ovviamente il mister può essere abbastanza duro con ma è comprensibile. Ma è importante che tu porti a casa il messaggio e che non ti faccia atterrare dalla sua durezza esteriore. Devi rialzarti. Puoi anche prendertela con gli altri, riderne o disinteressartene. Ma alla fine dovrai riflettere come si deve su quello che ti è stato detto e accogliere le critiche“. Insomma, è vero che c’è modo e modo di dire le cose ma a quanto pare la tecnica del fuoco di Mourinho sembra funzionare: Ndombelé è rinato ed è una gioia per se stesso in primis e per la squadra poi. E Mou gongola.