Una bella carriera in Serie A, una fidanzata modella, una nuova Lega, una città che splende, un patatrac al 90’: così il primo italiano in Mls finisce per dare il nome a uno dei sortilegi più strani della storia del pallone
Le maledizioni non fanno danni, la fama delle maledizioni sì. Ed è una slavina che non arriva mai a valle, ti travolge ogni volta che cerchi di tirarti su e non ti offre nemmeno spiegazioni razionali. Non è mica colpa di Babe Ruth, per esempio, se i Boston Red Sox per 86 anni di fila dal suo passaggio agli Yankees non hanno vinto le World Series, oppure di Bela Guttmann se il Benfica ha fatto cilecca in tutte le finali giocate al di fuori del Portogallo. È la sola idea che la maledizione esista a pesare sulle spalle di chi gestisce, gioca o tifa. Ce ne sono tante nello sport, sfatate e non. Una delle più insidiose sta a New York ed è legata al primo italiano ad aver messo piede nella Mls: Nicola Caricola. Nìcola con l’accento sulla i, come dicono negli States, che fa pure rima.