Giampaolo all'Empoli lo ha reso regista, tra Roma, Zenit e Psg si è consacrato. Super rendimento post lockdown: ma ora Danilo gli ha tolto spazio
Il primo italiano a innamorarsi di Leandro Paredes è stato Walter Sabatini, da sempre tra i migliori talent scout. Sabatini rimase folgorato dalla qualità mista a personalità e cattiveria agonistica di quel ragazzo argentino, tanto da riuscire poi a portarlo alla Roma e di vantarsi ancora oggi di quel colpo messo a segno. "Paredes è un giocatore di cui sono orgoglioso" ha più volte ribadito l’attuale dirigente del Bologna.
Che crescita
—Con Spalletti nella Capitale è esploso, tanto da finire poi allo Zenit per 23 milioni di euro e poi al Psg per 40. Ma per molti l’allenatore della svolta è stato Giampaolo, capace di trasformarlo in regista puro a Empoli. Gli anni in Italia hanno segnato la sua crescita, oggi Leandro è un giocatore importante per l’Argentina e per il Psg, anche se non ha ancora trovato una dimensione da titolarissimo. Il 2020 è stato l’anno della consacrazione, con un impatto super post lockdown, quando Leandro si è conquistato un posto fisso nell’undici francese nelle finali di Champions.
Regista e interditore
—Sembrava un nuovo inizio, e invece l’arrivo di Danilo dal Porto ha di fatto messo in crisi nuovamente le certezze di Paredes, tornato ad essere uno da rotazione nello scacchiere di Tuchel. Anche per questo l’ipotesi di un addio a Parigi è tutt'altro che remota e l’Inter monitora con attenzione la situazione. Leandro ha le caratteristiche che mancano oggi nella mediana di Conte e la possibilità di agire sia da regista puro davanti alla difesa, nel 3-5-2, sia da mediano più interditore nel 3-4-1-2. Insomma, il vestito contiano calzerebbe a pennello, a maggior ragione pensando al colpo migliore di Paredes. L’argentino è fenomenale nella ricerca immediata della profondità: pochi fronzoli, palla in verticale verso la punta e azione ribaltata in un amen. Lo sa bene Mbappé, uno di quelli che ha sfruttato meglio a Parigi i tempi di gioco di Leandro. Chissà che non possa scoprirlo presto anche Lukaku. Di sicuro la fame e la grinta — da buon argentino — non mancano, così come l’abilità nel palleggio. I dubbi sono più che altro di natura comportamentale: troppi cartellini in un ruolo delicatissimo, e un carattere non semplice da tenere a bada. Ma su quello ci si può lavorare.
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