Un brasiliano che gioca come un brasiliano, corre come un europeo ed è stato folle, quanto sublime, come nessuno. Ronaldinho Gaucho è la quintessenza del calcio applicata alla genialità. Estemporaneo, in campo e soprattutto fuori. Giocate che i comuni colleghi possono solamente immaginare, fino a che ha avuto voglia di sacrificarsi e allenarsi. Poi, ha vinto la passione per i dolci la buona tavola: e non c’è stato più alcun tapis roulant o dieta ferrea che ne ha fermato il girovita. Gli ultimi anni spesi da globetrotter, impegnato più in feste e festini che sul campo. Una vita spesa, in tutti i sensi, in tre continenti, una marea di soldi guadagnati, cuori spezzati e avversari dribblati. Talento inarrivabile, nel bene e nel male, anche nella gestione del menage familiare e della vita privata: legatissimo alla famiglia, i guai con il fisco e  persino l'arresto in Paraguay per un passaporto falso. Risultato, un mese in carcere tra partite di calcetto coi detenuti e altri di arresti domiciliari in hotel. Che però sono trascorsi tra feste e donne. Ma del resto, c'è da aspettarselo da Dinho. Ogni cosa che lo riguarda, in qualche modo, è magia. Anzi, arte.

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