Il tecnico del Cagliari è il secondo... meno giovane nelle cinque top leghe europee. Il più anziano è Roy Hodgson
L’ esperienza non è un concetto astratto, ma un valore aggiunto. È lo zaino della vita, che si riempie giorno dopo giorno e dal quale si può tirare fuori all’occorrenza quello che serve per affrontare le nuove sfide o qualche inattesa difficoltà. Per un allenatore, esperienza significa uno sguardo più profondo, la capacità di leggere meglio certe situazioni e quel disincanto che consente di andare oltre la differenza di età e di creare un bel rapporto con un gruppo di giocatori molto più giovani e quindi legati ad altre dinamiche e ragionamenti. Nella sua carriera Claudio Ranieri ne ha viste di tutti i colori: ha allenato in ogni categoria italiana, si è messo in gioco in piazze importanti da risollevare, ha guidato perfino la Juve appena tornata in A dopo Calciopoli, si è seduto su panchine prestigiose in Spagna (Valencia, Atletico Madrid), Inghilterra (Chelsea, Fulham e Watford), Francia (Monaco e Nantes), è stato c.t. della Grecia e ha scritto la pagina più incredibile del calcio moderno guidando il Leicester al trionfo in Premier League. Quando a dicembre del 2022 il Cagliari lo chiamò per risollevare la squadra in Serie B, quindi, Ranieri non si è scomposto più di tanto. E ha risolto il problema firmando un altro capolavoro con la bellissima promozione. Adesso Sir Claudio è il tecnico più vecchio della Serie A, con i suoi 71 anni che diventeranno 72 il 20 ottobre, pochi giorni dopo la sfida che più aspetta, quella con la Roma. E nel suo ricco curriculum non ci sono solo i trofei (una Coppa Italia, una Supercoppa italiana, una Coppa di Spagna, una Supercoppa europea, oltre alla Premier) o i salti di categoria, ma anche il credito di cui gode nell’ambiente, il rispetto dei tifosi di tutte le squadre e la grande considerazione mista all’affetto dei suoi giocatori, in particolare dei più giovani, affascinati dal suo carattere e dal modo ancora molto empatico di guidare gli allenamenti. Ranieri è un ragazzino di 71 anni, che ha saputo adeguarsi ai cambiamenti di questo sport, ha studiato le novità tattiche, ha interpretato lo sviluppo più atletico del gioco, ha studiato, si è aggiornato. È uomo di idee e di sentimenti, di calcio e di vita: e questo conta più di un Master a Coverciano. La sua prima panchina in Serie A, curiosamente sempre alla guida del Cagliari ma quella volta dopo una doppio salto dalla C1, arrivò il 9 settembre 1990: sconfitta per 3-0 in casa contro l’Inter, tripletta di Jurgen Klinsmann. Il tecnico nerazzurro era un certo Giovanni Trapattoni, altro esemplare di allenatore italiano che ha superato i 70 anni lavorando e che ha vissuto alcune esperienze all’estero. Adesso le statistiche raccontano che dopo quella sconfitta al debutto sono arrivate altre 461 partite di Serie A (e il quinto successo nella prossima stagione sarà il numero 200), oltre 1.000 incontri di campionato, 130 di Coppe e Supercoppe nazionali, 104 di sfide internazionali. Insomma, un’enciclopedia del pallone.