Da Rashford a Rudiger, si moltiplicano le vittime di insulti razzisti. Premier League, Football League e le altre associazioni di categoria hanno scritto una lettera congiunta al boss di Twitter, Dorsey, e al fondatore di Facebook, Zuckerberg. Ecco le richieste

dal nostro corrispondente Stefano Boldrini

Brexit, social, lockdown: un mix micidiale, che ha riproposto la questione del razzismo nel calcio inglese in queste prime settimane del 2021. L’addio all’Unione Europea ha ridato fiato al nazionalismo estremo. Il lockdown ha incattivito ulteriormente gli animi e nel tempo libero gli istinti peggiori delle persone hanno trovato un megafono sulle varie piattaforme. Vittime, uomini e donne: anche una calciatrice del Manchester United, Lauren James, ha infatti ricevuto offese. E poi: Marcus Rashford e Axel Tuanzebe (Manchester United), Antonio Rudiger e Reece James (Chelsea), Romain Sawyers (West Bromwich Albion) e, ultimo della lista, Yan Dhanda, centrocampista dello Swansea, 22 anni, mamma inglese e papà indiano, preso di mira dopo la partita di FA Cup contro il Manchester City. L’escalation è stata impressionante. Rudiger, che già ebbe qualche problema in Italia ai tempi della Roma, ha risposto in modo perentorio attraverso il sito del Chelsea.

LA LETTERA

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La situazione è vergognosa e preoccupante. Premier League, Football League, federazione donne, Associazione calciatori, Associazione allenatori, Associazione arbitri e l’organizzazione Kick It Out hanno scritto una lettera congiunta al boss di Twitter, Jack Dorsey, e al fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg. I toni sono duri e s’invoca un forte richiamo al dovere dopo le promesse, in parte non rispettate, di qualche tempo fa: “Le vostre piattaforme restano un paradiso per gli abusi e non è più accettabile. L’inerzia è stata interpretata come una resa. Facebook, Twitter e Instagram hanno miliardi di utenti e non combattere in modo serio questi comportamenti produce un senso di impunità”.

LE RICHIESTE

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È stato formulato un pacchetto di richieste: 1) filtrare e bloccare post e messaggi prima che vengano inviati, nel caso contengano materiale razzista o discriminatorio; 2) misure solide, trasparenti e rapide per rimuovere gli abusi; 3) strumenti più rapidi per consentire l’identificazione degli utenti; 4) impedire a chi si è reso protagonista di questi episodi di registrarsi nuovamente sulle piattaforme social.

I SOCIAL

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I vertici di Facebook, “inorriditi” di fronte a queste storie, hanno garantito un impegno maggiore sulla questione, mentre Twitter ha affermato: "Il comportamento razzista non ha posto nel nostro servizio. Quando identifichiamo account che violano una qualsiasi delle nostre regole, prendiamo subito provvedimenti”.

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