Spintoni e insulti da un giocatore durante un torneo amatoriale in Ecuador: ma viene protetto dagli altri calciatori

Byron Moreno trova sempre il modo per far parlare di sé. Con la televisione ha detto basta, almeno per il momento. Niente più appuntamento giornaliero con “El Pito de Byron”, programma che l’ex arbitro conduceva analizzando gli episodi dubbi del campionato ecuadoriano. Adesso si dedica a tempo pieno alla sua accademia di giovani fischietti. Spesso condivide sui social eventi e seminari a cui iscriversi per assistere alle sue lezioni. Il direttore di gara più discusso di sempre che insegna ad altri come fare carriera, quasi un paradosso. Nel weekend, in campo ci è tornato anche lui. Stava arbitrando un torneo amatoriale di calcio a Guayaquil, città in cui vive, quando dopo il fischio finale è stato aggredito da un giocatore. Uno spintone alle spalle, Moreno è caduto a terra ma è stato subito accerchiato dagli altri calciatori che lo hanno aiutato a rialzarsi.

LA VITA TRANQUILLA DI MORENO

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Probabilmente, qualcosa è andato storto. Magari un cartellino di troppo oppure una scelta discutibile in campo. Nulla che giustificherebbe un’aggressione fisica. Byron Moreno durante l’intervista con la Gazzetta ad aprile scorso aveva raccontato di come fosse tranquilla oggi la sua vita a Guayaquil: “Non ho mai avuto problemi, in Ecuador la passione per il calcio è diversa rispetto all’Italia. Ancora adesso mi fermano per strada chiedendo foto e autografi”.

MORENO E LE PARTITE IN CARCERE

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Byron è abituato alla pressione. Tutti ricordano la gestione di gara disastrosa in Corea-Italia al Mondiale 2002, partita che costò alla Nazionale di Trapattoni l’eliminazione agli ottavi: “Non ho sbagliato nulla, arbitrai da 8,5”. Otto anni dopo, l’ex arbitro ecuadoriano è stato pure arrestato negli Stati Uniti per possesso di stupefacenti: beccato all’aeroporto John F. Kennedy di New York con 6 kg di cocaina. “Fui costretto e minacciato — ha raccontato nell’intervista — mia moglie era in pericolo di vita. Mi hanno condannato a 2 anni e 6 mesi, in carcere ho anche arbitrato partite tra detenuti”. Chissà se anche in prigione gli era capitato un episodio del genere. Stavolta non se l’è cercata, eppure si è ritrovato protagonista di una spiacevole vicenda. Ventuno anni dopo Corea-Italia, sentiamo ancora parlare di lui.

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