La vita del portiere italiano, fra gli studi universitari, l'oceano e le magie in sforbiciata: "Vi spiego perché questo è un posto speciale"

Settemilatrecentocinquanta chilometri, sei ore in meno di fuso orario, la vista che si perde nel blu dell’oceano Atlantico sfiorando la meraviglia delle isole Bermuda. La nuova vita di Andrea Scapolo, portiere ventitreenne di Laveno Mombello, passa da questo, dalla distanza che separa la sua città natale in provincia di Varese dalla nuova casa, la Carolina del Sud, il ventiquattresimo stato americano più popoloso, affacciato direttamente sull’oceano. “Sono a quarantacinque minuti dalla spiaggia – racconta sorridente Andrea – ogni tanto andiamo a Myrtle Beach, la più conosciuta nonché la più bella; il clima mi piace, fa sempre caldo, 18-20 gradi di media anche a dicembre, il freddo non sanno nemmeno cosa sia, diversamente da dove ero prima, nel New Hampshire, dove l’ho patito veramente tanto, uno dei motivi che mi ha indotto a cambiare città”.

Da Varese agli USA

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Prima dell’esperienza a stelle e strisce Andrea ha giocato nel Varese, vivendo sulla sua pelle due fallimenti, il secondo dei quali l’ha particolarmente mortificato: “Non ho vissuto bene questi due periodi, mi è dispiaciuto soprattutto l'ultimo perché avevo disputato una buona annata, ma anche perché sarei dovuto essere capitano nella stagione successiva. Avrei voluto fare di più, ma non è stato possibile”. Quindi, mentre ultimava l’università (ha una laurea in Scienze della Comunicazione all’Insubria di Varese), ha portato avanti il percorso con “Yes We College” e, armi e bagagli, ultimate le pratiche burocratiche, ai primi di agosto del 2021 è volato negli Stati Uniti. La prima tappa è stata la Franklin Pierce University a Rindge, nel New Hampshire, abbinando studio e calcio. “La prima esperienza l’ho vissuta da agosto a dicembre, le partite sono ogni tre giorni, la stagione dura poco, dopodiché ho deciso di rientrare in Italia senza disputare la Spring Season, che si gioca da gennaio ad aprile; la squadra era prima in classifica, abbiamo vinto 21 partite su 22 ed eravamo i favoriti per la vittoria finale del Ncaa tournament, ma purtroppo ci è sfuggita ai calci di rigore”.

Partenze e ritorni

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Il rientro in Italia è stato caratterizzato da un episodio spiacevole: “Era una delle prime serate che trascorrevo dopo essere tornato a febbraio. Sono andato in discoteca a Milano insieme ai miei amici e all’uscita siamo stati aggrediti. Nella sfortuna posso dire che sono contento per l’epilogo, non ci siamo fatti male gravemente, mi dispiace solo aver perso la collana che mi aveva regalato mio padre (scomparso alcuni anni orsono, il cui legame con Andrea era strettissimo, ndr)”. Un breve intermezzo in Svizzera e il prosieguo degli studi in modalità online hanno poi lasciato il posto al ritorno sul suolo americano, questa volta alla Francis Marion University di Florence, nella Carolina del Sud, dove la stagione è attualmente in corso e che, alla stregua di molti infortuni, sta avendo un andamento costante.

Un altro calcio

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Avendo giocatori di diverse nazionalità, si possono notare molto le differenze: “Gli americani sono più fisici, italiani ed europei sono molto più forti a livello tecnico e tattico”. Nello specifico, ci sono solo quattro americani e ventotto stranieri in squadra, di cui tre italiani; Andrea Scapolo tra i pali, il ventitreenne Gabriele Cavarero - ex giocatore del Chieri - esterno destro/sinistro e Daniel Franceschetti, classe 2000, terzino destro nonché difensore centrale. Il sogno americano Andrea lo portava nel cuore fin da piccolo, come racconta lui stesso: “Ho sempre desiderato fare un’esperienza all’estero e in special modo negli Stati Uniti, dei quali mi ero innamorato venendo a trovare mio zio Cristiano (Scapolo, ex giocatore di Serie A, ndr) che vive e lavora qui da un ventennio”. Negli Stati Uniti lo sport è “vissuto in maniera molto seria, c’è un lavoro accurato da parte di tutto lo staff, compreso quello medico; vengono curati molti particolari come le strutture, che sono eccezionali e i campi. La stagione vive molto sulla programmazione, anche perché è breve, sono quattro mesi pieni che comprendono la regular season, i playoff e le finali. Ecco, un punto debole sono gli arbitri, che non sono proprio eccelsi, commettono molti errori anche banali, non sono ancora al livello di quelli italiani ed europei”. Da portiere a goleador… momentaneo è un attimo per Andrea, che poche settimane fa ha segnato anche un gol, di marca tutta italiana, risultato decisivo ai fini del risultato: “Giocavamo contro University of Montevallo, terza giornata di campionato, stavamo dominando e, non so come, ci siamo ritrovati in svantaggio per 2-1; al novantesimo, sull’ultima azione uno dei due miei compagni italiani è andato a battere un calcio d’angolo, io mi sono posizionato in area e, appena ricevuto il pallone, ho calciato in semi rovesciata, segnando il mio primo gol su azione in carriera. È stata una grandissima emozione”

Percorso

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La bravura tra i pali sta crescendo sempre di più, come si evince anche dal riconoscimento che ha ricevuto pochi giorni fa, il “Defensive Player of the Week” per il calcio maschile: “Giochiamo due partite a settimana e la lega valuta sempre i migliori giocatori per ruolo. Dal momento che avevo chiuso entrambi i match con due clean sheet mi è stato dato questo premio; in America guardano tantissimo le statistiche, ogni minima cosa la mettono in risalto”. C’è una cultura di base diversa rispetto all’Italia: “Gli americani sono molto accoglienti e disponibili, ti aiutano sotto tutti i punti di vista, anche se non ti conoscono, come è capitato a me appena sbarcato all’aeroporto dove una signora, vedendomi un po' smarrito, mi ha accompagnato. È un popolo totalmente organizzato e programmato: nonostante siano molto rapidi e veloci nel fare le cose riescono comunque a dare la giusta attenzione alle persone e, sebbene ci siano ovviamente anche i lati negativi, a me piacciono molto”. Un amore e una passione quella di Andrea Scapolo sia per il calcio che per l’America partita da lontano e forgiata anche dallo zio Cristiano, con il quale il rapporto è splendido: “Siamo abbastanza vicini visto che lui è a Cincinnati, a circa due ore di volo da me, ci sentiamo praticamente sempre sia adesso ma anche prima; quest’estate abbiamo trascorso un mese assieme nello Utah e poi alle Hawaii, abbiamo proprio un bellissimo rapporto”. Ritornare in Italia o rimanere negli Stati Uniti, Andrea – che nel frattempo sta facendo un master in “Business Administration” ottenuto grazie ad una borsa di studio – non ha ancora deciso: “Non ho ancora vissuto l’America sotto altri aspetti, voglio provare a fare un’esperienza lavorativa e vedere come va, chissà mai che se mi piace, non possa decidere di trasferirmi definitivamente qui”.

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