Può essere definito bugiardo un risultato come quello di oggi? Se parliamo di Foggia (e del suo Maestro), evidentemente sì. Almeno in questo periodo di incipiente primavera (zemaniana, of course). Perchè il pur largo 5 a 2 con cui i satanelli hanno regolato il Campobasso fra l’entusiasmo dilagante dello Zaccheria addirittura non rende sufficientemente l’idea del divario scavato nei confronti dei molisani nel secondo tempo, nè della straripante mole di occasioni confezionata dalla banda di Zeman in particolare nell’ultima mezz’ora di gioco. Il solo Ferrante se ne ritrova almeno 4 nitidissime, in cui proprio non riesce a metterla dentro. E così il parziale della ripresa di 4 a 0 diventa un segnale e un monito lanciato a chiare lettere al campionato: il Foggia ha avuto il balzo di crescita atteso per mesi; lo ha avuto quasi improvvisamente, in specie con il ritorno dei giocatori chiave nella disponibilità del Boemo. Ed ora fa paura. A tutti. 

LA PARTITA – Il tenore dei 90 minuti si intuisce già dalle prime battute. Le squadre si affrontano a specchio, entrambe col tridente (atipico quello ospite, con Tenkorang a svariare) ed entrambe con concetti di gioco esemplari, che le consentono di riuscire ad eludere il primo pressing avversario. Ritmi altissimi sin da subito, anche grazie al vantaggio quasi immediato dei rossoneri: è appena il 3′ infatti quando il folletto Merola (ancora lui) si lancia sulla perfetta intuizione verticale di Petermann e si insinua nel bisticcio tra Pace e Raccichini, anticipando quest’ultimo e insaccando a porta vuota. L’1 a 0 non mette però le ali ai rossoneri. L’ingresso dei circa 400 tifosi molisani innerva infatti la reazione dei lupi, che danno vita a venti minuti di alto profilo di gioco e corsa. Liguori, mai tenuto da Rizzo, per due volte taglia l’area di Dalmasso: alla terza (18′) è il capitano (e uomo-ovunque) Bontà a capitalizzarne il cross, sbucando alle spalle di Garattoni. Il pareggio non abbassa i toni della gara. Foggia si rimette in marcia ma al 24′ Tenkorang rischia un bis del noto episodio di inizio stagione contro l’Andria, raccogliendo (peraltro in evidente fuorigioco non visto da un segnalinee confuso per tutto il primo tempo) un lancio dalle retrovie (con Petermann a terra). E’ solo davanti a Dalmasso ma, forse memore del precedente, pensa bene di servire in fuorigioco Rosseti (che peraltro liscia malamente). Il curioso episodio scuote i satanelli, che fanno tanto possesso trovando spesso 2 o 3 opzioni a giocata, senza peraltro mai saper scegliere quella più corretta. E così la pressione si arresta attorno al perimetro d’area avversario, sfociando più che altro in cross nella migliore delle ipotesi rimessi in mezzo da Ferrante senza esito. Gli esterni bassi spingono a intermittenza (e soffrono le discese dei dirimpettai), quelli alti si cercano senza trovarsi. E così nel finale non suona poi così beffarda la ripartenza, nell’unico minuto di recupero, che consente a Persia di servire Rosseti in area e a quest’ultimo di trovare l’angolo basso alla destra di Dalmasso per il vantaggio che fa esplodere il settore ospiti.

SECONDO TEMPO – Nei commenti dell’intervallo lo Zaccheria non sfiducia i suoi. Ed ha ragione: la ripresa sarà tutta un’altra storia. Zeman non aspetta un minuto di più e interviene chirurgicamente cambiando nelle tre caselle più critiche: fuori entrambi i terzini (dentro Nicolao e il redivivo Martino), fuori anche Rocca (troppo lento e in difficoltà per tutta la frazione nella morsa stretta da Bontà e Candellori) e dentro Garofalo. Mosse che si riveleranno decisive. Fatto sta che il Foggia parte subito forte e basta meno di un giro di lancette a Petermann per sfornare un altro assist d’oro per Merola che fulmina senza pietà Raccichini. Cudini intuisce e prova a riallineare i suoi sotto coperta. Ma il Campobasso sembra rimasto negli spogliatoi. In realtà è il Foggia che macina, correndo di più e meglio. I ritmi si alzano ancora di più e i rossoblu non riescono più ad arginare sugli esterni. E così il vantaggio rossonero (64′) sembra giungere quasi per forza di cose: Curcio su calcio d’angolo obbliga Raccichini a una difficile parata bassa su cui Sciacca è lesto a correggere in rete. A questo punto la gara diventa un calvario per gli ospiti; la corsa di Garofalo (che ha l’abilità di semplificare ciò che Rocca complicava), la spinta di Nicolao (cross al bacio in quantità industriale e museruola imposta a Liguori), le geometrie di Petermann (che cresce man mano che il fiato avversario diminuisce); e, ancora, le intuizioni di Curcio, gli anticipi di Sciacca e Di Pasquale, le giocate di Merola: il tutto da’ vita ad un coro in cui cui solo Ferrante stecca: el Tigre infatti avrà almeno 4 palle gol notevoli (due clamorose, una di testa, l’altra di sinistro) che non riuscirà a trasformare. Il Campobasso è con la lingua di fuori e solo una volta riesce a inserirsi nella sinfonia rossonera e a penetrare in area (Dalmasso sbroglia). E’ l’84’ ma tre minuti dopo è Garofalo ad avviare i titoli di coda, trasformando (e bene) il terzo assist di giornata da parte di Petermann. Rimane il tempo di ammirare un’altra perla di Curcio (che timbra sempre il cartellino), giusto un attimo prima del triplice fischio.

E, mentre la doppia cinquina casalinga consecutiva eguaglia perfettamente un record rossonero vecchio di novant’anni (6 marzo 1932 Foggia-Ascoli 5-1, 27 marzo 1932 Foggia-Ternana 5-2), lo Zaccheria si inebria e torna a cantare il suo personale Te Deum, dalle nostre parti declinato sulle note del classico “Mi diverto solo se”.

Quarta vittoria consecutiva, 17 gol negli ultimi 360′, primo posto nel parziale delle ultime dieci giornate: il Foggia corre, sogna e lascia sognare. Magari anche chi aveva espresso (anzitempo) giudizi un po’ troppo semplicistici sul calcio del Maestro. A ricredersi si fa sempre a tempo. Specie quando, di fronte, c’è Zdenek da Praga.

Giancarlo Pugliese

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[Foto ph.Potito Chiummarulo]

Foggia-Campobasso 5-2

Reti: 4′ Merola, 18′ Bontà (CB), 45’*1′ Rossetti (CB), 46′ Merola, 64′ Sciacca, 87′ Garofalo, 90’*5′ Curcio

Foggia (4-3-3): Dalmasso; Garattoni (46′ Martino), Sciacca, Di Pasquale, Rizzo (46′ Nicolao); Rocca (46′ Garofalo), Petermann, Di Paolantonio (81′ Gallo); Merola (81′ Turchetta), Ferrante, Curcio. A disposizione: Volpe, Gallo, Rizzo Pinna, Vitali, Maselli, Girasole, Garofalo, Turchetta, Tuzzo, Martino, Nicolao. All.: Zeman

Campobasso (4-3-1-2):  Raccichini; Fabriani (78′ Sbardella), Menna, Dalmazzi, Pace (77′ Merkaj); Persia (70′ Vanzan), Bontà, Candellori; Tenkorang; Liguori (69′ Bolsius), Rossetti (60′ Emmausso)). A disposizione: Zamarion, Coco, Sbardella, Vanzan, Nacci, Ladu, Emmausso, Martino, Di Francesco, Lombari, Merkaj, Bolsius. All.: Cudini

Arbitro: Andrea Ancora di Roma 1 (Regattieri-Iacovacci; IV: Maranesi)

Note: Spettatori 5.077 di cui circa 400 ospiti.

Ammoniti: 38′ Di Pasquale (FG)

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