A vederli, Attilio De Matthaeis (decano dei giornalisti televisivi foggiani) e il Maestro, sembra di tornare indietro di trent’anni. All’epoca di “”Ehi, Gringo”, per citare solo una delle tante fantasiose immagini coniate dal direttore delle news di FoggiaTV nei racconti narrati all’epoca di Zemanlandia. I Nostri sono solo appena un po’ ingrigiti. Lo spirito, però, è sempre quello, come pure il rapporto confidenziale, cementato da decenni di frequentazioni giornalistiche, sia pure intervellati dai lunghi periodi tra un ritorno e l’altro del Boemo nel Tavoliere. E sono come sempre interessanti, e tutte da ascoltare, le dichiarazioni di Mister Zdenek Zeman (chi volesse rivedere l’intervista può farlo a questo link).
Eccone qualche stralcio.
Oltre mille panchine professionistiche. Ma la panchina del Foggia a che posto è in una scala ipotetica di valori affettivi è per Zeman?
E’ una panchina che mi ha dato delle soddisfazioni nei diversi periodi in cui sono stato qui. Spero di continuare a vivere sensazioni positive. C’è sicuramente più affetto per questa panchina, per il passato vissuto qui. Ho avuto tante offerte dalla serie C ma ho sempre risposto che in serie C non vado. Mi sono lasciato convincere proprio perchè è Foggia. Rispetto ad altre esperienze come Roma o Lazio non è vero che non possa esserci paragone: con il Foggia abbiamo giocato contro Roma o Lazio o le altre realtà della serie A e abbiamo sempre fatto la nostra figura. Il problema è semmai il contorno: Roma è una città di rilevanza mondiale, mentre Foggia no. E purtroppo ancora oggi è agli ultimi posti nelle graduatorie di vivibilità. Quando si vive male anche il calcio non viene al meglio. Perciò ho pensato anche di poter dare una mano anch’io a far crescere la città. Vorrei poter fare qualcosa per poter far crescere Foggia come città, non solo calcisticamente.
Zeman è arrivato al vertice del calcio italiano ci è arrivato. Anche lo stesso Arrigo Sacchi veniva a seguire anche in ritiro gli allenamenti del Foggia. Poi però è mancata qualcosa per ottenere anche vittorie e per restare al vertice con continuità. Quale è stato il principale problema a questo riguardo per Zeman?
Sacchi in realtà non veniva a prendere “lezioni” ma a vedere il nostro modo di lavorare. Poi non so se gli piaceva come lavoravamo. Con lui eravamo compagni di corso a Coverciano e l’estate aveva l’abitudine di girare per i ritiri delle varie squadre. Il problema penso sia stato il sistema in quel momento: io ho avuto anche offerte ancora più importante, ad esempio da Milano o da varie realtà importanti italiane. Però non si sono mai concluse positivamente, o a causa di miei rifiuti o perchè gli altri ci hanno ripensato. Ma per quanto mi riguarda nella fascia degli allenatori più importanti ci sono arrivato. France Football, fra le riviste calcistiche più autorevoli, all’inizio degli anni Duemila mi ha collocato tra i trenta allenatori più importanti della storia del calcio. Perciò io le mie soddisfazioni le ho avute. Il mio calcio bello ma non vincente? Non ho rammarichi. Penso che sia alla Lazio che alla Roma abbiamo fatto buoni campionati e ottenuti piazzamenti migliori delle aspettative. Il discorso è che vincere in quel periodo non era facile. La Lazio ha vinto dopo aver rifatto la squadra, prendendo alcuni tra i giocatori più importanti a livello non solo italiano. Idem per la Roma. Purtroppo poi è finita male sia per Cragnotti che per Sensi. Entrambi spesero troppo, più di quello che potevano, per vincere un solo scudetto. Io dico che si fosse fatto un calcio più oculato non ci sarebbe stato bisogno di spendere tanto e rischiare il fallimento.
Rispetto all’epoca di Totti, che fu uno dei migliori calciatori al mondo, il calcio è cambiato. Chi è il giocatore italiano più bravo a livello internazionale secondo Zeman?
Sono di parte e dico Verratti. Per me rappresenta uno dei giocatori tra i più importanti al mondo nel suo ruolo. Ha già fatto una decina di campionati in Francia ed è sempre stato giudicato fra i calciatori migliori del torneo. Ed il torneo francese non è facile come molti pensano. La Nazionale di Mancini? E’ vero che negli ultimi tempi ha forse mollato qualcosina, complicando il percorso verso la qualificazione ai Mondiali. Ma è una squadra che ha fatto un percorso importante, e tante partite senza sconfitte lo dimostrano.
Tra i tanti presidenti con cui Zeman ha lavorato c’è Franco Sensi.
Con lui mi sono trovato benissimo. E’ vero che lui era un po’ troppo tifoso, ma per la squadra era come un padre. Per lui il club era come una famiglia e anche con me si è comportato sempre molto bene. Rispetto a Casillo? Due personalità molto diverse. Casillo, come imprenditore e presidente, delegava a noi, intromettendosi poco; Sensi invece era più tifoso e aveva a volte scatti da tifoso. Il mio sogno oggi? Continuare a fare quello che ho fatto e che sto facendo. Io volevo restare nel calcio e in mezzo ai giovani e questo per ora mi da’ soddisfazioni. Non mi aspetto nulla di grande. A me non è mai preliminarmente importato di vincere. A me è sempre importato soprattutto di far divertire la gente giocando bene. E se si gioca bene, si può anche vincere. Soprattutto se poi ci sono anche le strutture. Ecco perchè ad esempio è più facile vincere alla Juventus che a Foggia. L’assenza di strutture pesa. A Foggia prima il calcio trascinava la città. Ora però le varie categorie minori, tra serie D e serie C, penso portino meno entusiasmo tra la gente.
A Foggia però ora c’è un presidente che vuole vincere e che ha fatto un notevole investimento.
Capisco che tutti vogliono vincere. Ma alla fine vince solo una. E bisogna poi vedere le condizioni della società e della squadra. Noi in questo momento penso che stiamo facendo il nostro massimo. Io sono qui per cercare di migliorare i giocatori che abbiamo a disposizione. Ci sono tutti i presupposti per vincere? Io dico di no. Non ci sono tutte le cose a posto. Dobbiamo cercare di migliorare come squadra e come società perchè quattro punti di penalizzazione non sono un buon biglietto da visita. Imprevisti rispetto alla programmazione? Ce ne sono stati tanti. E’ normale che non si riesca a ottenere sempre quello che ci vuole, però dalla lista che avevamo in partenza io e Pavone su 73 giocatori alla fine ne sono arrivati 2, quindi c’è qualcosa che non va. E’ normale che magari un ragazzo che avevamo individuato noi e che però chiede 150.000 euro di ingaggio qua non possa venire. Mentre un ragazzo che si accontenta del minimo invece viene. Se ci sono potenzialità? A me il gruppo piace. Sono ragazzi che stanno bene insieme. Ma sono ragazzi che devono migliorare, sanno di avere dei difetti e stiamo lavorando su quello. Io spero che riusciremo a farli diventare giocatori veri che potranno fare fortuna per loro e per la società. Se prendiamo un altro centravanti per migliorare? Mah, io gioco con un solo centravanti; attualmente ne abbiamo due e mi bastano. Poi ovviamente tutto è migliorabile e se viene un giocatore importante io non mi lamento. Però bisogna che ci siano le condizioni per poterlo prendere. E penso che oggi non ci siano.
Quando si deciderà il campionato?
Quando lo dirà la matematica. Noi dobbiamo pensare ad affrontare una partita alla volta, cercando di fare il meglio possibile. Poi più il campionato va avanti più si capisce dove possiamo arrivare. La prospettiva c’è. Ma il discorso è sempre lo stesso: dobbiamo migliorare. Possiamo migliorare tanto e spero che i ragazzi continuino a dare tutto per applicarsi e migliorare, sia singolarmente sia come squadra. Se mi sto divertendo? Sì, io sì. Anche perchè non ci sono giocatori di prima fascia, ma giocatori che secondo me hanno potenzialità per poter andare avanti nel calcio professionistico. Non voglio mai fare promesse: però sto mettendoci tutto il mio impegno e per ora i ragazzi stanno facendo anche loro tutto ciò che possono. E’ normale che vogliamo migliorare tutti, sia io che loro.
Giancarlo Pugliese
[Foto di copertina tratta dalle immagini dell’intervista di Attilio De Matthaeis a Zdenek Zeman, visionabile sul canale YouTube di Foggia Tv]