Saper cogliere tutti i segnali positivi e non nascondere i piccoli campanelli di allarme. All’indomani della sconfitta nel derby con il Taranto, il Foggia Calcio deve trarre un piccolo bilancio di quello che è stato il suo esordio stagionale.
ASSENZE – Un esordio sicuramente non esaustivo nella forma e nei contenuti, da prendere con le pinze perché viziato da un organico che si è costruito negli ultimi giorni di mercato e che quindi non ha potuto vivere una preparazione precampionato collettiva e al contempo viziato dalle numerose assenze che hanno caratterizzato la prima giornata di questo campionato. Le squalifiche di Garattoni, Beretta e Frigerio, infatti, non sono roba di poco conto, anche se va detto ad onor vero che lo stesso Frigerio, qualora fosse stato disponibile per il Giudice Sportivo, non avrebbe potuto comunque giocare, perché privo di allenamenti con la squadra. Allora cosa si può trarre da questo derby con il Taranto?
COSA NON VA – Partiamo dalle note negative, perché sono sempre quelle più antipatiche. Un dato di fatto é che l’eventuale utilizzo dei giovani per il minutaggio per i rossoneri è concentrato a centrocampo, dove ogni squadra ha il suo cuore ed il suo cervello. Questo perché la stragrande maggioranza degli under in rosa è raccolta tutta in quel settore. Questo da un lato garantisce freschezza e corsa, ma dall’altro denuncia un po’ di umoralità, con degli alti e bassi all’interno della stessa partita a seconda delle pressioni che vive la squadra. Una delle difficoltà riscontrate contro il Taranto è stata proprio la scarsa capacità della linea mediana di “strappare” il pallone verso l’attacco, garantendo a Tounkara e compagni dei palloni giocabili da poter finalizzare. È mancata la qualità, l’estro e il genio o più semplicemente la personalità di poter giocare un pallone osando qualcosa in più dello stretto necessario. E quelle volte che lo si è fatto, vedi i tentativi di Vezzoni, le giocate non sono andate a buon fine. Proprio per questo riteniamo che il tecnico Cudini a partita in corso abbia giustamente optato per un 4 3 1 2, posizionando Schenetti tra centrocampo e attacco, con la funzione di esserne collante. Sicuramente un passo avanti rispetto a una linea tre d’attacco, numericamente più ricca ma che non riusciva ad innescare a dovere le ali. Il peso della prima linea, però, é stato (finché é rimasto in campo) su Tounkara, cercato come unica valvola di sfogo del gioco. A tutto questo ovviamente è direttamente collegata la scarsa pericolosità dell’attacco, che tuttavia è migliorato nel secondo tempo con l’ingresso di Peralta, sicuramente capace più degli altri di cercarsi spazi partendo dal centro verso l’esterno e quindi di creare scompiglio tra le linee di un Taranto estremamente abbottonato e chiuso in difesa, come da traduzione del tecnico Capuano. Ultima nota negativa, ma non per questo la minore, anzi, forse la più importante, è l’errore che ha cambiato il corso della partita ovvero la disattenzione sul calcio d’angolo di Kanoute da cui è nato il vantaggio tarantino. La difesa rossonera lascia colpevolmente soli due calciatori del Taranto sul secondo palo in occasione del corner battuto dall’ex Avellino. Un errore da matita rossa, dal quale poi è nato ovviamente anche il raddoppio, costruito sugli spazi lasciati dal Foggia proiettato disperatamente in fase offensiva, alla ricerca del pareggio.
COSA VA – Analizzate le criticità, passiamo alle note positive. Innanzitutto va sottolineata la voglia di giocare a calcio. Questo nonostante una squadra che non ha mai giocato insieme e priva di un buon numero di allenamenti insieme. Note positive arrivano da Marino, semplice e lineare nel gioco nel delicato ruolo di play (in attesa di un ulteriore step di personalità) così come arrivano conferme, qualora ce ne fosse stato bisogno, sulla verve di Rizzo, un uomo in più in difesa. Tounkara ed Embalo sembrano garantire dinamismo e profondità, armi da sfruttare in questa stagione, ma non certo con il Taranto, chiuso come non mai. La ricerca della profondità e in taluni casi il contropiede possono essere letali, a patto che queste armi vengano sfruttare a dovere, cioè puntando a creare spazio tra la linea difensiva e la porta della squadra avversaria. Spazio che gli avanti del Foggia devono divorare puntando alla porta. Insomma, da questa partita con il Taranto il Foggia deve realizzare che si può e si deve crescere.. e guai se non fosse così. Ma il calcio é cattivo. Il calcio guarda solo ai risultati. Pertanto si può e si deve crescere ma al contempo si deve puntare anche a fare punti, per fare sì che sia una crescita serena e proficua. A tal proposito quello di lunedì contro il Giugliano sarà uno scontro diretto sulla strada della salvezza. Non si può già sbagliare.