Chi segna nel calcio ha sempre ragione e i gol, nell’acceso derby tra Taranto e Foggia, li ha segnati solo la formazione rossoblù. E poco importa nell’economia del risultato se i rossoneri hanno per larghi tratti gestito il gioco e se gli uomini di Capuano non hanno fatto niente di straordinario per vincere la partita. La sfida del campanile si vince solo buttando la palla in rete. Così, allo Jacovone, per l’occasione vestito a festa con circa 10.000 spettatori, il Taranto s’impone con un secco 2-0 che lascia l’amaro in bocca. Innanzitutto perché prima del 65’ i padroni di casa non hanno mai calciato a rete, poi perché il vantaggio che mette in discesa la partita e che apre i varchi del raddoppio, il Taranto lo sigla su un errore difensivo che sa di regalo per gli ionici.

FORMAZIONE – Avrebbe sperato sicuramente in un esordio migliore il tecnico Cudini, che in riva allo Ionio vara il suo 4-3-3, ma deve fare i conti con le assenze e con difficoltà di varia natura. Garattoni, Beretta e Frigerio, tre dei big dell’ultimo campionato, quegli stessi calciatori che hanno sfiorato la Serie B ai playoff, devono scontare un turno di squalifica, retaggio amaro della doppia sfida con il Lecco. Non solo. Embalo, ultimo acquisto del mercato, non si è mai allenato con il gruppo. Così, degli undici titolari sono ben sette i volti nuovi. Cudini sceglie Dalmasso in porta, una linea a quattro di difesa con Salines e Rizzo esterni, Marzupio e Carillo centrali; Marino è il play della squadra con Martini e Di Noia mezzali. In attacco il tridente guidato da Tounkara con Tonin a sinistra e Schenetti a destra.

PRIMO TEMPO – Di un derby, però, nei primi quarantacinque minuti c’è poco o niente se non tanto agonismo che spesso sfocia in confusione. Nessuna delle due squadre brilla ma quantomeno, tra le due, il Foggia prova a tenere più palla, gestendola con una fitta ragnatela di passaggi tra centrocampo e difesa, ma spazi per gli allunghi di Tounkara non ce ne sono e le azioni pericolose non arrivano. Capita così che la prima nota sul taccuino dei cronisti sia un infortunio. Al 12’ si fa male Martini, centrocampista del Foggia all’esordio nei professionisti. Al suo posto Cudini inserisce Vezzoni, altro nuovo acquisto dell’ultimo calciomercato. Oltre all’agone sportivo, però, la partita non regala niente. Dopo il ventesimo Cudini cambia e passa al 4-3-1-2 per provare a dare più pericolosità al reparto d’attacco. Sforzo inutile. Per il primo tiro verso la porta (non in porta) bisogna aspettare il 41’, quando Schenetti riceve palla spalle alla porta, difende la sfera, si gira e calcia sull’esterno della rete. Il Taranto risponde al 45’ su palla persa da Marino a centrocampo, e relativo contropiede, che porta Zonta al tiro ma la mira è sbagliate e Dalmasso deve solo osservare la palla sfilare fuori. Nel recupero, sugli sviluppi di un angolo, Carillo di testa manda alto.

SECONDO TEMPO – Al ritorno in campo dopo l’intervallo Cudini cambia: esce Tounkara ed entra Peralta. Capuano lo imita e toglie Zonta e Bonetti per far spazio a Kanoute e Fiorani. Al 57’ Peralta calcia a rete su punizione battuta rapidamente da un compagno ma guadagna solo un angolo. Sembra un guizzo che lascia ben sperare per la prosecuzione del match ma le cose cambiano presto. Già, perché al 65’ il Taranto passa sugli sviluppi di una palla inattiva. La palla attraversa tutta l’area, la difesa del Foggia scappa tutta verso il primo palo e la sfera, indirizzata sul secondo, trova Antonini – tutto solo – pronto a far suo il pallone. Marzupio prova a ripiegare, ma il centrale tarantino, in girata fa gol. Al 72’ il Foggia prova a rispondere con un colpo di testa di Tonin su cross teso dalle retrovie di Rizzo, ma la palla si alza alta. Al 73’ Cudini cambia ancora: fuori Schenetti, dentro Embalo, ma l’attaccante non riesce a incidere. Al 76’ ancora Tonin di testa manda alto un cross da destra di Peralta. I rossoneri si sbilanciano e il Taranto li punisce: All’85’ Kanoute,  di testa spinge in rete un cross teso di Samele, da poco subentrato a Cianci. Nel finale Vannucchi, portiere tarantino, sventa il pericolo su un angolo ma non c’è niente da fare. Il campionato si apre con un K.O. nel derby.

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