Dopo la vittoria in Coppa America è arrivato il titolo europeo degli azzurri. E nella capitale argentina, che ha un legame stretto con il nostro Paese, è scoppiato l'entusiasmo

Se è stata "colpa" di Diego oppure una strana casualità, a questo punto interessa poco. Perché la felicità calcistica non ha atei né agnostici. E per gli argentini esultare per il primo titolo dal 1993, e il primo ufficiale di Messi, al Maracaná e contro il Brasile, era già un segno divino. Leo, finalmente, ce l’ha fatta. E il popolo è andato sulle strade, come non succedeva, appunto, dal funerale di Maradona il 26 novembre scorso. Ma trovarsi il giorno dopo con l’Italia campione di Europa, a Wembley e contro l’Inghilterra, più che la ciliegina sulla torta è stata una seconda torta, la conclusione di un weekend indimenticabile e perfetto.

Binomio

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Maracanazo e Wembleyazo assieme, nello stesso menu. Stessa sofferenza, stessa celebrazione. Perché l’Argentina è il paese più italiano fuori dall’Italia, e Buenos Aires, la capitale extra patriam. I legami contano, le origini vanno rispettate, con o senza doppia cittadinanza, e i clacson suonano ovunque. Per il nonno, per la mamma, per i cugini che sono rimasti lì, per quella volta che andammo in Calabria. Ognuno ha le sue ragioni. Se l’idea era godere senza emozioni davanti alla tivù, la festa è diventato un thriller di 2 ore. E se qualcuno diceva che alla fine l’Argentina aveva già vinto, e quindi gli Europei non c'entravano, dopo 2 minuti e il gol di Luke Shaw questo qualcuno si è messo a soffrire come un italiano in più.

Insigne e De Rossi

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Vamos, Italia! Chi non conosceva la storia di Insigne, e il suo tatuaggio, l’ha imparata ieri durante la partita, una partita con un Maradona in campo. Per il popolo bostero, c’è anche Daniele De Rossi e bisogna sentirla come lui, insomma. Il (non) rigore contro la Danimarca è stata la benzina che ci voleva: così vincono, così vogliono far tornare a casa il football, questi inglesi. Sembra dura, molto dura. E lo 0-1 fa male. “Papà, hanno bisogno di aiuto. Farò una bandiera italiana per portare fortuna”, dice Magda, 6 anni, alunna del Centro Culturale Italiano a Baires, mentre si mette velocemente a tagliare pezzi di carta rossa e verde. Jorginho almeno può tornare in campo. C’è speranza. L’Inghilterra si è spenta e l’Italia gioca con l’anima, un po’ come l’Argentina di Scaloni, insomma. Ma Chiesa out, che botta. E adesso? E ancora a soffrire con l’extra time e un Chiellini che fa emozionare, e poi i rigori, come nella semifinale dell'Argentina contro la Colombia.

Che festa

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Mentre Leo Messi firma autografi nella casa di Rosario, riunito con la famiglia dopo 50 giorni di lontananza, davanti alla telecamera appare un altro Leo che urla “It’s coming to Rome”, uno sfogo alla Maradona che subito diventa l’immagine più condivisa su Whatsapp. Vedere 60mila inglesi che piangono mentre gli azzurri ballano in campo è il climax di un romanzo troppo perfetto per essere realtà. Unidos por la victoria, grazie campioni!, pubblica Italy in Argentina, il social dell’ambasciata italiana su twitter. L’ambasciatore Giuseppe Manzo aveva già fatto i complimenti per la vittoria in Brasile, ma si scatena con gli azzurri: “CAMPIONI D'EUROPA”. Tutto maiuscolo, perché in certi momenti, la diplomazia dei social va pure persa. Vamos Italia Carajo! diventa subito trending topic su twitter. Ovviamente, c’è solo un paese che può sponsorizzare una frase del genere. La Coppa America e l’Europeo sono a casa, finalmente. Perché la casa è solo una, divisa in 2 continenti.

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