Terzo risultato utile di fila; sette punti in tre gare (quasi il doppio di quelli ottenuti nelle sette precedenti) con quattro gol messi a segno (il doppio esatto) e solo due subiti (prima dell’ultimo trittico la media era di 2 reti prese a partita). Se i numeri vogliono dire qualcosa, allora la Gallo-Therapy sta funzionando: il Foggia di oggi è un’altra squadra.
C’era molta curiosità per il derby federiciano contro la Fidelis Andria. Gallo, a giusta ragione, l’aveva definita la “gara più dura delle tre” di questo trittico settimanale, mettendo in guardia con particolare insistenza sulla necessità di non fare “passi indietro”. Ciò che il tecnico di Bollate non aveva forse voluto dire è che i rossoneri, diversamente dalle precedenti due gare contro Crotone e Juve Stabia, erano chiamati a “fare” la partita: un’impostazione di gara abbastanza inedita, contro un avversario, profondamente cambiato dal suo tecnico, che avrebbe badato essenzialmente a difendersi. Cosa puntualmente avvenuta: la squadra di Cudini, ridisegnata in corsa con una sorta di 3-5-1-1 (dal 4-3-3 di inizio campionato), è partita come ci si aspettava: allineata e coperta, fraseggio lento, ritmi blandi, qualche lancione a cercare gli sganciamenti di esterni o mezzale. Il Foggia invece conferma il suo “nuovo” 3-5-2 (con Ogunseye preferito a Tonin al fianco di D’Ursi e Di Noia rientrato nel terzetto mediano al posto di Chierico; la sorpresa è Nicolao collocato a destra con Garattoni a rifiatare in panchina), ma per un tempo intero non trova il bandolo della matassa di fronte ad una squadra che non concede nulla neanche al concetto di gioco. Gli andriesi impiegano almeno trenta secondi per ogni rimessa laterale, un minuto per battere dal fondo e non ne parliamo quando ne va a terra uno per ogni contatto di gioco. Il risultato è un primo tempo orribile e a ritmi soporiferi che il Foggia non sa spezzare nè accelerare. “Poca aggressività” dirà poi Gallo a fine gara. Idee in impostazione a loro volta ai minimi termini. Fatto sta che l’Andria trova addirittura il golletto su una rara incursione in area rossonera allorchè (31′), su un cross dal fondo dell’olandese Bolsius, Malomo fa il pasticciaccio e Candellori lo punisce insaccando sul secondo palo alla sinistra di Nobile. Riemergono così le antiche paure. Il Foggia resta bloccato ed è anzi l’Andria a legittimare il vantaggio quando lo stesso Bolsius, lanciato in contropiede, dopo un paio di finte sparacchia in piena area un pallone su cui Nobile deve salvare di piede.
SECONDO TEMPO – “Se non ricevo segnali entro 5 minuti ne cambio 4”, racconta Gallo di aver detto ai suoi nell’intervallo. La ramanzina evidentemente funziona perchè in effetti non sono gli accorgimenti tattici ma l’atteggiamento di squadra a cambiare volto alla sfida. Il Foggia è più aggressivo, pressa meglio, velocizza le giocate. L’effetto è immediato, anche grazie alla tutt’altro che irreprensibile difesa andriese sul corner di Costa: Ogunseye se ne porta due sul primo palo e nelle scalature Rizzo si ritrova solo a battere a rete. E’ appena il 2′, ma l’inerzia della gara è evidentemente cambiata. Appena 5 minuti dopo, infatti, uno straordinario lancio di Petermann cerca e trova lo scatto di Ogunseye che mette subito in mezzo un pallone su cui D’Ursi non arriva di un soffio ma Nicolao (sfuggito a Mariani) sì: è il raddoppio che stramazza la Fidelis e la costringe a uscire fuori dalla tana. La reazione è comunque blanda: Nobile (16′) deve intervenire (bene) su un insidioso piazzato di Urso (il migliore dei suoi). Ma gli ospiti finiscono qui la loro gara: tre giri di lancetta dopo, infatti, è Petterman, dopo un’elaborata azione dei suoi, a suggellare un personale secondo tempo davvero maiuscolo con il gran tiro dal limite che si spegne sul secondo palo alla destra di Zamarion. Il resto è accademia e c’è solo il modo di notare la permanenza in panchina di Peralta e Schenetti (Gallo preferisce reinserire Tonin per Ogunseye e concede a Petermann gli applausi dello Zaccheria avvicendandolo con Odjer), il che, anche alla luce delle dichiarazioni della vigilia, sembra più di un segnale.
E’ un nuovo Foggia: più giovane, più compatto, che bada al sodo, e nel segno degli ex zemaniani (che firmano tutti e tre i gol). Con l’Andria, ripete Gallo, era “uno scontro diretto”. Più in là, chissà.
Giancarlo Pugliese
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IL TABELLINO : FOGGIA-FIDELIS ANDRIA 3-1
RETI: 31’ pt Candellori (FA), 2’ st Rizzo (F), 8’ st Nicolao (F), 19’ st Petermann (F).
FOGGIA (3-5-2): Nobile; Sciacca, Malomo (45’+1’ pt Di Pasquale), Rizzo; Nicolao, Frigerio, Petermann (25’ st Odjer), Di Noia, Costa (25’ st Garattoni); D’Ursi, Ogunseye (15’ st Tonin). A disp.: Illuzzi, Dalmasso, Schenetti, Chierico, Peralta, Leo, Peschetola, Iacoponi. All.: Gallo.
FIDELIS ANDRIA (3-5-1-1): Zamarion; Fabriani, Milillo, Dalmazzi; Hadziosmanovic (37’ st Orfei), Candellori, Arrigoni (28’ st Sipos), Mariani, Paolini (45’ st Persichini); Urso; Bolsius. A disp.: Vandelli, Graziani, Pinelli, Mercurio, Delvino, Ciotti, Djibril, Zenelaj, Pavone, Alba, Tulli. All.: Cudini.
ARBITRO: Carrione di Castellammare di Stabia.
NOTE: ammoniti: Rizzo (F), Urso (FA), Milillo (FA), Candellori (FA). Recupero: 3’ pt, 4’ st. Calci d’angolo 4-2. Tiri in porta 5-2. Tiri fuori porta 8-2. Fuorigioco 5-6.