I big nordici si trovano uno contro l'altro nella gara di vertice del campionato inglese, nella quale Arteta proverà a frenare la rimonta di Guardiola

Dal nostro corrispondente Davide Chinellato

La Premier League passa anche dai loro piedi. Dalle invenzioni di Martin Ødegaard, il capitano dell’Arsenal, e dai gol di Erling Haaland, il centravanti che sta trascinando il City. Le prime due della classe si affrontano alle 20.30 all’Emirates, e i riflettori dello stadio dei Gunners punteranno soprattutto su di loro, che in comune hanno molto più della bandiera della Norvegia, la nazionale che difendono con orgoglio. Arteta chiede al suo norvegese cervello e leadership per trascinare i compagni nella partita più importante della stagione; Guardiola chiede al suo centravanti, ufficialmente in dubbio per la botta rimediata domenica contro l’Aston Villa ma intenzionato a giocare, i gol che permetterebbero l’aggancio in vetta all’Arsenal a quota 51. Nessuno dei due vuole tirarsi indietro.

Il cervello

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Ødegaard, 24 anni, all’Arsenal sta vivendo almeno la sua terza vita calcistica, nuovo capitolo di una carriera iniziata come fenomeno 15enne in Norvegia e proseguita da giovane che al Real Madrid non ha rispettato le grandi attese che aveva addosso. Arrivato ai Gunners inizialmente in prestito con diritto di riscatto nel gennaio 2021, all’inizio di questa stagione si è visto consegnare da Arteta la fascia di capitano, onorata con un 2022-23 strepitoso. "Sono migliorato molto negli ultimi anni - ha raccontato -: sono sempre stato bravo col pallone ma sono cresciuto in quello che faccio quando non ce l’ho. Ho trovato il modo di avere un impatto sulla partita in tanti modi diversi: sto facendo bene e quando la squadra gioca bene mi rende le cose più facili". Ødegaard sta giocando così bene che ha vinto il premio di miglior giocatore per le partite giocate a cavallo del Mondiale tra novembre e dicembre e per buona parte della critica è il migliore di tutta la Premier in questa stagione, ben oltre gli 8 gol e 5 assist collezionati finora in 20 partite. Il norvegese è il cervello dell’Arsenal: Arteta l’ha piazzato in mezzo al campo, col compito di avanzare supportando la punta centrale, dettare il gioco e inserirsi in zona gol. Un piccolo De Bruyne, insomma, compito a cui Ødegaard aggiunge la leadership che lo rende punto di riferimento in campo, quello che fa sentire la voce quando i compagni ne hanno bisogno, quello che guida la squadra nei rari momenti di difficoltà. È questa sua maturazione, questa consapevolezza dei propri mezzi uniti alla capacità di essere un esempio, che l’hanno trasformato nel giocatore chiave per la prima della classe.

Il goleador

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Haaland, 22 anni, come Ødegaard si è fatto notare in Norvegia da teenager prima di conquistare l’Europa a suon di gol. Il City, la squadra per cui Erling tifa da sempre, lo ha preso convinto di aver messo le mani sul miglior centravanti giovane in circolazione, ma Haaland nei primi mesi di Premier ha stracciato ogni record di gol, toccando quota 21 prima che il calendario girasse sul 2023. Nel nuovo anno va un po’ più lento: ha segnato in due sole partite sulle 8 giocate in tutte le competizioni (in campionato col Tottenham e la tripletta al Wolverhampton che lo ha portato a 25 gol in Premeir alla presenza numero 19, due reti in più del totale dei capocannonieri 2021-22, Son e Salah) ed è stato spesso ripreso da Guardiola, perché non partecipa abbastanza alla manovra. Nel primo tempo con l’Aston Villa, col City tornato a giocare da quella squadra che Arteta continua a considerare "la migliore del mondo", aveva fatto un’ottima impressione, fornendo l’assist del 2-0 prima di doversi fermare. Negli ultimi due giorni si è allenato con la squadra, e salvo sorprese dovrebbe esserci: per la sfida con Ødegaard, che in nazionale è il suo capitano, e per riprendere a fare gol a ritmo da record. Quelli che servono al City per riprendersi la vetta della Premier League.

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