Caro signor Kevin Bonacina, glielo diciamo subito: non vorremmo essere nei suoi panni.
Non vorremmo ritrovarci, ad un passo dalla promozione di categoria dalla CAN C, una promozione-record dopo appena due anni (non succede quasi mai), ad essere molto vicino alla compromissione della propria immagine, nonostante un voto altissimo ricevuto per la sua direzione della finale di andata Foggia-Lecco (francamente, un’altra assurdità che si aggiunge al novero di questa vicenda notevolmente kafkiana), e nonostante la levata di scudi in suo favore (ci torneremo di seguito) da parte del suo designatore CAN Serie C, della sua sezione arbitrale di Bergamo, nonchè (tanto per abbondare) di un ex arbitro in cerca d’autore come il signor Gianpaolo Calvarese, da Giulianova.

E non vorremmo essere nei suoi panni perchè tutti questi aspetti ledono fortemente la sua carriera; danneggiano la credibilità sua e del designatore che l’ha scelto, nonchè di tutta la CAN e la categoria arbitrale; fomenta una crisi di fiducia nel mondo degli arbitri, già ampiamente e abbondantemente travolto da scandali, veleni, liti, processi, ormai all’ordine del giorno.
Diciamola tutta: il signor Maurizio Ciampi, da Benevento, designatore della CAN Serie C, non le ha fatto un favore. Lei aveva bisogno di un’altra partita, di un’altra (e alta) valutazione, per poter confermare la sua (rapida, troppo rapida forse) ascesa all’olimpo della categoria superiore. C’è chi dice che questo sia anche dovuto a questioni politiche: come se ci fosse un manuale Cencelli anche nel mondo degli arbitri, nel quale i fischietti lombardi rivestono un ruolo di rilievo per motivi che non conosciamo e che forse faremmo assai meglio a non indagare, per la fiducia che vorremmo avere nello sport che amiamo ma le cui istituzioni sistematicamente, da molti anni a questa parte, fanno ben poco per non farcene allontanare con disappunto. Ma la partita di cui lei aveva bisogno per la sua promozione, semplicemente non poteva essere questa.
Signor Bonacina, il designatore Ciampi, e anche l’ex arbitro Calvarese, cui destiniamo questa stessa missiva, non si sono limitati a questo: hanno anche provato a difenderla con una mossa maldestra. Addirittura confermando ciò che già in tanti, per non dire tutti, avevano capito. In modo che non è maldestro: di più. (“Certo ero a conoscenza che il direttore di gara è nato a Lecco, ma quel che conta è la sezione di appartenenza che per Bonacina è quella di Bergamo”). Signor Bonacina, lei è di Lecco; è nato lì; la sua famiglia è di lì; ha amici lì; secondo alcuni, anche presunte frequentazioni politiche lì in un partito molto radicato in tal territorio; sì, è vero, lei vive in un’altra provincia, nel sicuramente ridente paesello di Cisano Bergamasco, ed è questo il motivo per cui la sua sezione è quella di Bergamo (evidenza che Ciampi e Calvarese hanno ben pensato di far rilevare con grandissima enfasi… come se fosse un fatto, ancorchè regolamentare e seppur ugualmente discutibile, tuttavia dirimente di ogni sospetto). Ma questo ridente paesino di Cisano, però, dista ad appena 15 km dalla sua Lecco (fonte: Google Maps). Non le sembra (a lei e al suo designatore) che tutto questo manifesti chiari sentori di inopportunità?

Caro Bonacina, eppure noi tifosi del Foggia non siamo prevenuti; non ci sentiamo tali. Tant’è vero che, quando la designazione è stata resa pubblica, nessuno di noi ha detto “BA”. Nè il club; nè la stampa; nemmanco i tifosi. E neppure (visto che “BA” è anche la targa di Bari, città con la quale, come saprà, c’è qualche secolare contesa campanilistica) ci siamo posti il problema che a Foggia venisse coadiuvato dal signor Nasca (di Bari, appunto). Un arbitro VAR che pure era uscito con le ossa abbastanza rotte da una brutta esperienza in uno Spezia-Lazio 3-4 (sì, quella Lazio del solito onnipresente Claudio Lotito…), partita dopo la quale ha beccato una sospensione in compartecipazione col direttore di gara Pairetto, rischiando anzi uno stop definitivo, salvo ricevere “grazia” a bocce ferme.

Come vede, quindi, noi ci aspettavamo il meglio da lei. Del resto è in odor di promozione, quindi sarà sicuramente bravissimo. E, c’è da aggiungere, la partita era addirittura in diretta televisiva sul secondo canale nazionale: una ribalta eccellente, e un’occasione imperdibile per lei di confermare quanto di buono è stato detto e giudicato sul suo conto. Purtroppo, sprecata.

Certo, se poi le valutazioni degli arbitri sono dello stesso tenore di quella che ci risulta (molto vicina al massimo di 8,70; ne scrive anche il Corriere dello Sport in data odierna, il quale, a proposito, ha dedicato ben due pagine al suo caso: complimenti! se voleva ribalta, non si può dire che non l’abbia avuta), allora confessiamo che abbiamo difficoltà a capire che metro di giudizio e in base a quali criteri vengano espletate le valutazioni arbitrali.
E sì, caro Bonacina, perchè, contrariamente a quanto afferma la sua sezione arbitrale, il suo designatore Ciampi, l’ex arbitro Calvarese, non è vero che “le decisioni tecniche prese in campo sono state tutte giuste” (come dice Ciampi) : lo sa anche lei (e lo sa anche Ciampi) come lo sappiamo tutti, perchè le immagini televisive smentiscono senza ombra di dubbio questa affermazione. Le sue decisioni, oltre che sbagliate, sono state decisive per definire il risultato finale della partita e per orientare l’inerzia della finale dal lato della squadra della città in cui, casualmente (è quello che fra le righe, con un’acrobazia dialettica degna della peggior Prima Repubblica, afferma Ciampi) lei è nato.
Vuole che le ricordiamo le più evidenti (neanche le uniche)? Eccole:
  1. 28′ pt: la spinta di Zambataro a Bjarkason, che ha il pallone, è più che evidente; Bonacina però concede il corner. Sul quale il Lecco pareggia. Il VAR? Non pervenuto “perchè spetta all’arbitro valutare l’entità della spinta”, spiegherà qualcuno.
  2. 3′ st: Ogunseye prima colpisce di testa, poi raccoglie la respinta del portiere e sigla il 2 a 1; Bonacina “vede” un’altra spinta (evidentemente le vede a corrente alternata) da parte del 9 rossonero; le immagini televisive evidenziano che non c’è alcun contatto tra il giocatore e il suo marcatore, che salta a vuoto. Il VAR? Come sopra.
  3. 6′ st: Schenetti tira, Melgrati respinge, Frigerio si avventa ma Lepore lo spinge in maniera evidente impedendogli di correggere in rete; anche qui il parametro di Bonacina è del tutto incomparabile all’episodio precedente: fosse stato il medesimo sarebbe stato difficile non assegnare il rigore. Il VAR? Idem con patate.

Si sente in coscienza di smentire quanto qui è affermato? Vorrebbe darci una spiegazione? E lei, caro designatore Ciampi, visto che si è profuso in una francamente irrituale e inconsueta difesa del “suo” arbitro (e quindi della sua scelta di designazione), vorrebbe allora entrare meglio nel merito di questi tre episodi decisivi, e su cui si è limitato laconicamente a dire che “le decisioni tecniche prese in campo sono state tutte giuste” ?

Caro Bonacina (e caro designatore Ciampi), perchè è questo il punto: lei ha sbagliato tutto. E il voto (alto) ricevuto, glielo diciamo francamente, è un assurdo che aggiunge un altro tassello di sospetto alla sua vicenda; e la difesa d’ufficio subito arrivata da designatore, ex arbitro, sezione arbitrale di Bergamo, rappresenta, in questo quadro, un tentativo malamente posto e malamente concepito di creare un cordone di sicurezza attorno a lei, alle scelte di chi l’ha designata, alla competenze e capacità di coloro che guidano la CAN e che dobrebbero salvaguardare la fiducia in un sistema che, mi creda, la sua vicenda contribuisce seriamente a smontare. Tutte, diciamolo, manifestazioni di disagio. E debolezza.  Ma questo non dovrei dirlo solo a lei:  l’inevitabile secondo destinatario di questa missiva resta il signor Ciampi. Che è in seria difficoltà. E sì, signor Bonacina, perchè la sua direzione di Foggia-Lecco e, a monte, la scelta di designarlo, mette in seria difficoltà non solo lei ma tutta la sua categoria, il suo designatore, la CAN Serie C, l’AIA. Fino al sistema di valutazione degli arbitri. Sì. Davvero non vorremmo essere nei suoi panni. (E nei panni di Ciampi). Questioni che non potranno essere ignorate: si è arrivati al punto di sollevare reazioni che, vi assicuro, a queste latitudini non si erano mai viste: la già citata doppia pagina del Corriere, l’iniziativa del candidato sindaco prof. Angiola, addirittura l’interrogazione parlamentare dell’on. Lasalandra.

Parlavamo di fiducia, signor Bonacina, e signor Ciampi, e signor Calvarese. Ma dobbiamo parlare anche di nausea. Sì, anche la nausea caro Bonacina. Una nausea che non arriva solo dall’aver visto, rivisto, vissuto, rivissuto e subìto i suoi clamorosi errori nella gara dello Zaccheria. Una nausea che, invece, subentra impietosa, velenosa, sconfortante quando leggiamo (avevamo detto che ci saremmo tornati su) le levate di scudi malposte e malformulate che il suo designatore Ciampi, la sua sezione arbitrale e l’ex arbitro Calvarese (chissà che c’entra lui) hanno pensato bene di erigere con toni scomposti e, mi si permetta, sinistramente arroganti, non solo tramite lanci ANSA ma perfino a mezzo social.

Calvarese, per la verità, ha una punta di scaltrezza in più: quando si limita a dire che “la designazione di un #arbitro bergamasco, quindi della stessa regione di #Lecco, non dovrebbe essere motivo sufficiente per mettere in dubbio la sua imparzialità”. Evitando, come invece fa Ciampi in un impeto di sincerità (o più probabilmente perchè la cosa era già venuta fuori prima), di ricordate che l’arbitro NON è bergamasco ma lecchese. Calvarese ricorda che “gli arbitri sono professionisti che svolgono un ruolo fondamentale per garantire un servizio di terzietà equo e imparziale” ma (altro esempio di scaltrezza) non arriva a dire, come invece fa Ciampi (e come aggiunge la sezione AIA di Bergamo, quest’ultima con un post sulla propria pagina fb misteriosamente sparito, contemporaneamente alla intervenuta limitazione dei commenti degli utenti) che “le decisioni sono corrette”. Aggiunge solo che “non entra nel merito delle decisioni arbitrali” e che “tutti hanno il diritto di esprimere le loro opinioni, ma è cruciale mantenere il rispetto per gli arbitri e il loro lavoro.” Proprio per quest’ultimo assunto, e per non apparire arrogante, sarebbe il caso invece che il signor Calvarese, essendosi permesso il lusso di avventurarsi in questa crociata pro-Bonacina, entrasse eccome nel merito di quelle decisioni. Ed evitasse al contempo di cancellare e censurare l’ordalìa di messaggi (pochissimi di insulti, molti estremamente dialogici e argomentati) ricevuta dagli utenti, tra cui lo scrivente (commenti tutti spariti). Cosa che non ha potuto fare invece col messaggio dell’attore e conduttore foggiano Amedeo Grieco, essendo quest’ultimo un “pericoloso” (per l’impatto mediatico) personaggio pubblico. Amedeo che, in poche battute, ha azzerato ogni considerazione del signor Calvarese (“E’ una follìa questa designazione e devi dirlo – commenta Amedeo – Lecco e Foggia sono separati da 800 km nelle quali sono disseminate sezioni arbitrali competenti!! Non fosse per alimentare quei dubbi che da sempre AMMAZZANO la credibilità di questo sport! La gente si disamora! Come fate a non capirlo c****?! Oltre a tutto questo se poi,da ex arbitro e fuori dai giochi, fai tutta ‘sta prosopopea e non ti prendi nemmeno la responsabilità di dire quanto siano perlomeno dubbi (anche se oggettivamente scandalosi!) gli episodi allora forse è meglio tacere! IL RISPETTO per gli arbitri è SACROSANTO come dovrebbe esserlo però QUELLO PER CHI SEGUE QUESTO SPORT! PER CHI CI CREDE, NONOSTANTE TUTTO, ANCORA!).

Ecco, noi alla chiosa finale di Amedeo, caro Bonacina, caro Ciampi, caro Calvarese, abbiamo ben poco da aggiungere. Se non che, ormai, lo scherzetto è stato fatto. Il danno c’è ed è evidente. Ci dispiace, davvero, e intendiamo condannarli “senza se e senza ma”, degli attacchi giunti da accaldatissimi tifosi rossoneri all’indirizzo di qualsiasi Bonacina (peraltro, il cognome più diffuso nel lecchese, insieme ad Invernizzi…) fosse capitato a tiro di social. Aggiungiamo che quelli trovati in rete (con addosso la maglia del Lecco) NON sono i genitori; la pizzeria omonima NON appartiene ad essi; il giocatore della Primavera NON è suo parente; tantomeno il giovane giornalista di TeleLecco o l’altro Kevin Bonacina, di mestiere metalmeccanico (certo che però pure voi, mamme e papà Bonacina, che fantasia per i nomi, oh!). E che sarebbe ora di finirla con questa caccia all’uomo che non serve a nulla, se non a dare argomenti a chi, invece, vuol far passare sotto silenzio i contorni incomprensibili di una vicenda davvero molto difficile sia da accettare che da perorare.

Bonacina sarà probabilmente per tutta la sua carriera (per non dire tutta la vita: caro signor Kevin, noi ricordiamo ancora con intramontabile sdegno le imprese del signor Michelotti e del signor Panzino negli anni ’70, o del signor Nicchi negli anni ’90, o del signor Marinelli negli anni ’10 ecc.ecc.ecc.) perseguitato dal ricordo indelebile dei tifosi del Foggia (che hanno, notoriamente, memoria d’elefante) ma stia tranquillo: siamo brave persone. Dovrà convivere con questa vicenda, come dovremo farlo noi.

Ecco: se c’è una cosa che ci dispiace davvero sarà il doverla ricordare a lungo. Anzi sempre.

Cosa fatta, capo ha. Sperando (illusione) non si ripeta più l’orrore di questa brutta, bruttissima storia.

Giancarlo Pugliese

RIPRODUZIONE RISERVATA

[Foto: ph. Potito Chiummarulo]

Adblock test (Why?)