E così il Consiglio Federale della cosiddetta “Federazione Italiana Giuoco Calcio” ha decretato che il Lecco sia ammesso alla serie B. Stabilendo dunque che la domanda di iscrizione fosse regolare; che le irregolarità sulla tempistica delle documentazioni (ok della prefettura di Padova, città il cui stadio è stato dichiarato come campo di gioco casalingo) non fossero poi così irregolari; e che dunque quella sui termini “perentori” fosse solo una formuletta verbale fine a sè stessa. Tanto per fare scena.

Ora, già ci aspettiamo i peana di certi media, in teoria nazionali, di fatto filo-lombardi (compresi taluni quotidiani a grande diffusione)O di certi conduttori televisivi, giornalisti, opinionisti e compagnia cantante, organici a campagne mediatiche ad hoc, cifra della propria personale interpretazione della professione (i nomi elencateli da voi: c’è ampia scelta, visto quanti e quanto hanno starnazzato sul caso Lecco). “Giustizia è fatta” diranno e scriveranno ora. Cosa che, certo, non potrebbe stupirci adesso, dopo quasi venti giorni di tiritere sulla “Favola Lecco” e “il mezzo secolo dall’ultima B”, nonchè il mix di lagne, paturnie e prediche sul “merito” e la fiera dei luoghi comuni al seguito. Perchè oggi lo possiamo dire: la campagna mediatica pro-Lecco ha funzionato. Eccome se ha funzionato.

Lecco: Storia di una campagna mediatica efficace. Che fa dimenticare ciò che è successo nella finale col Foggia.

Ma come è stata orchestrata questa campagna? Qual è stata la strategia generale cui si è attenuta la gran parte dei media, ispirata neanche troppo velatamente da certi ambienti federali (si vedano gli assist del Balata o del Gravina di turno), con la sola eccezione del “Corriere dello Sport” e del “nostro” Franco Ordine? Semplice. Partiamo dall’inizio. Il giorno dopo la vittoria del Lecco in finale, cala il velo più totale sulla disastrosa conduzione arbitrale dell’ormai famoso signor Kevin Bonacina all’andata, nonchè sull’incredibile caso della designazione da parte del designatore Ciampi di un arbitro nato a Lecco e residente a 15 km da Lecco per una finale in cui è coinvolto il Lecco e nel corso della quale, manco a dirlo, tutte le decisioni più controverse (eufemismo) saranno assunte a favore del Lecco, con l’ausilio di un VAR quantomeno assente, condotto da un arbitro (Nasca di Bari) già a suo tempo sospeso (con rischio ventilato di stop definitivo) per una contestatissima interpretazione del mezzo in uno Spezia-Lazio di due stagioni fa. Nessuno, manco a dirlo, pensa peraltro di avanzare riferimenti alla curiosa squalifica di Costa, il calciatore oggettivamente più tecnico fra i suoi e forte del dato-spauracchio di ben 12 assist stagionali, beccato tra i tanti (noi abbiamo scritto: “pescato dal mazzo”) nell’incandescente dopogara dello Zaccheria ed estromesso dalla gara di ritorno. Quindi, nel clima generale di enfasi celebrativa della vittoria della compagine bluceleste, cala il silenzio anche sullo strano fenomeno avvenuto al ritorno, in cui, a supporto della conduzione del direttore di gara Di Marco, il VAR ricompare (sul contatto Ogunseye-Bianconi in area foggiana) per poi ri-scomparire (sul fallo di mani di Girelli in area lecchese). 

Il Lecco ha vinto, ma subito salta fuori la questione-stadio. Si parla solo di quello (e giù i predicozzi e i lamenti già descritti). Con un duplice obiettivo (ed effetto): da un lato, creare un clima di “empatia” a favore della piccola squadra lombarda; dall’altro, far dimenticare come abbia vinto i playoff. Soprattutto alla luce della successiva promozione alla CAN A e B di Bonacina (peraltro, difeso a spada tratta da più parti all’interno del mondo degli arbitri, ed anche da un irritualissimo intervento diretto del suo designatore), e, se vogliamo, anche di Di Marco.

Ma, per maggior chiarezza espositiva, ripercorriamo nel dettaglio i due filoni:

IL “CASO” LECCO

Ricapitolando: parte una chiara campagna pro Lecco da parte dei media principali, che, in soldoni, sostengono la necessità di… “chiudere un occhio” (in barba allo stesso significato del termine “perentorio”) e iscrivere il club al prossimo campionato di B (anche perchè, se così non fosse – si premuniscono di farci sapere – non avendo fatto domanda per la C il povero sodalizio lombardo si ritroverebbe addirittura in D!E uno sportivo come può accettare una tragedia del genere?). Eppure – cosa rigorosamente e deliberatamente ignorata dai media di cui sopra –  già prima della semifinale di andata, secondo le regole vigenti, era stato chiesto di documentare l’idoneità a disputare l’eventuale campionato di serie B, sia in termini finanziari che infrastrutturali. Con tanto di garanzia fidejussoria.  Quindi le quattro società, incluso il Lecco, hanno avuto almeno un mese di anticipo e non solo i due giorni dopo la finale playoff per regolarizzare la loro posizione. Tant’è che lo stesso Foggia (ma non solo) provvede a predisporre ed inviare tutto l’incartamento relativo.

Non può mancare poi il risalto alle dichiarazioni di Di Nunno, controverso patròn del Lecco, che partono da un curioso incipit: “mi dovete dare la Serie B, io il campionato l’ho vinto, nessuno mi ha regalato niente“. Affermazioni che, ci permetta il signor Di Nunno, contestiamo dalla prima all’ultima parola: come si fa ad affermare che il Lecco non abbia ricevuto alcun regalo? Basta mostrare gli episodi chiave delle due finali ad un osservatore terzo per capire come invece il Lecco abbia ricevuto ben più di un “regalo”, in termini di errori nelle decisioni arbitrali (e negli interventi del VAR) che hanno riguardato episodi largamente decisivi della doppia finale.

ARBITRI, FEDERAZIONE, TESTATE NAZIONALI: IL “SISTEMA”

Pochissime testate hanno legato la promozione di Bonacina al disastro che lo stesso fischietto ha commesso nella partita fin qui più importante della sua carriera. Anzi, il nesso è stato proprio taciuto: è mancata del tutto un’opera di critica sull’operato dell’arbitro e un riscontro sulla sua conduzione arbitrale nella gara dello Zaccheria; peraltro, nessuno (a parte noi) mette l’accento sulla valutazione ricevuta da Bonacina in merito alla stessa gara da parte degli osservatori AIA: molto vicina al massimo di 8,70. Ne scrive il Corriere dello Sport (unica eccezione rispetto al coro dominante) nell’articolo a due pagine del 16 Giugno scorso. Una circostanza che, alla luce dell’analisi della gara, ha dell’assurdo. Ponendo seri dubbi non solo sull’arbitraggio in sè dell’arbitro nativo di Lecco ma sull’intera filiera del sistema in termini di selezione, designazione, valutazione dei direttori di gara. “E sì, signor Bonacina, – avevamo scritto nella nostra “lettera aperta”perchè la sua direzione di Foggia-Lecco e, a monte, la scelta di designarlo, mette in seria difficoltà non solo lei ma tutta la sua categoria, il suo designatore, la CAN Serie C, l’AIA. Fino al sistema di valutazione degli arbitri. Sì. Davvero non vorremmo essere nei suoi panni. (E nei panni di Ciampi). Questioni che non potranno essere ignorate”. 

Non sono concetti che esprimiamo solo noi, che siamo “parte in causa”. E’ singolare che, nei giorni a seguire, la testata che abbia usato i termini più forti sia stata la patavina “TrivenetoGol” (si veda a questo link): non certo la più faziosa a favore del Foggia, che tuttavia scrive a chiare lettere quanto segue: Ha dell’incredibile quanto accaduto in occasione delle promozioni in Can B degli arbitri di Serie C. Sono 5 gli arbitri promossi per la prossima stagione sportiva. Tra questi c’è anche Kevin Bonacina, arbitro che ha diretto la contestatissima finale d’andata dei playoff di Lega Pro tra Foggia e Lecco. Nonostante i gravi errori commessi, Bonacina andrà in B. Promosso, dunque, a dispetto di tutto.” Il sito d’informazione veneto (abbiamo letto il loro articolo per puro caso, sia pur nel corso della nostra ricerca su web e carta stampata) solleva rilievi assolutamente leciti (con buona pace di Di Nunno, o delle incredibili dichiarazioni dei Binda o dei Criscitiello di turno, leggere per credere). E’ e rimarrà inaccettabile che la direzione di gara del signor Bonacina finisca nel dimenticatoio. E purtroppo – osiamo dirlo perchè la gravità di ciò che abbiamo visto ci impone di commentarlo senza mezzi termini – la promozione in CAN A e B di Bonacina non fa che avvalorare la tesi di un ordinamento afflitto da premeditazione e difesa corporativa.

Del resto, se a quanto sopra sommiamo le dichiarazioni (“chi attacca gli arbitri non può dialogare con noi”) del presidente della FIGC Gravina (quello di un altro… “miracolo”: il Castel di Sangro degli anni ’90 di cui già scrivemmo in passato), ci viene da pensare che esista un sistema, dove FIGC, AIA, maggiori testate nazionali e addetti ai lavori più in vista si fiancheggiano gli uni con gli altri. Non è un caso, citando un’altra vicenda di cronaca che ha fatto ben più discutere, che ci si sia affrettati ad affermare come la “dismissione” dell’arbitro Serra non fosse legata all’episodio con Mourinho, uno dei pochi che (pro domo sua, sia ben chiaro) con il suo stile ha sempre provato ad evidenziare le storture del “sistema”, con ben maggior capacità di “far rumore”.

Ma, se il Presidente Federale permette, noi rilanciamo: sarebbe interessante, prendendo spunto dal virgolettato di Gravina (“Saremo la prima federazione che manderà in onda l’audio legato agli episodi che sono stati oggetto di discussione, faremo questo perché non abbiamo nulla da temere. Vogliamo massima trasparenza”) comprendere cosa si siano detti Nasca e Bonacina sugli episodi chiave della finale di andata. Perchè il signor Gravina non propone e promuove la diffusione degli audio tra i due, nonchè di quelli tra Di Marco e il VAR Marini nella partita di ritorno?

CONCLUSIONI

Ciò premesso e affermato, il lettore che abbia avuto la pazienza di seguirci nel nostro ragionamento comprenderà perchè ignoriamo il discorso sulla ammissione del Lecco in Consiglio Federale e tacciamo volutamente in merito al criterio di ripescaggio/riammissione, lasciando a TAR ed organi preposti l’onere di valutare la liceità delle norme. Ben sapendo, peraltro, che la mancata esclusione dei lombardi chiude probabilmente in maniera definitiva ogni discorso ad un ricorso del Foggia, anche in virtù della contestata norma del regolamento della Lega B sulle carenze d’organico: essendo il Lecco ammesso, un eventuale sovvertimento della questione al Collegio di Garanzia o in eventuali successive trafile presso la giustizia ordinaria arriderebbe semmai ad una retrocessa (Brescia o Perugia, a seconda che sia o meno confermata anche al CONI ecc. l’esclusione della Reggina). A meno di clamorosi sommovimenti dettati dalla giustizia ordinaria.

Del resto, anche nella calda estate del 2019 successe qualcosa di strano, tra le varie decisioni-giravolta su penalizzazione Palermo e la cancellazione e successiva reintroduzione dei playout “farsa” tra Venezia e Salernitana. Ne possiamo sol dedurre che il Foggia sia veramente sfortunato ogni qual volta abbia a che fare con FIGC, AIA, ecc. Situazioni ambigue, storture, decisioni e provvedimenti opinabili, per non dire altro, cui il tifoso foggiano, storicamente, ha fatto il callo. Quello che, forse, potrebbe e dovrebbe cambiare è semmai la scarsa capacità che ha la nostra piazza di far fronte comune e reagire con energia dinnanzi a situazioni palesemente oscure e penalizzanti. Perchè altrove, come abbiamo visto troppe volte, evidentemente questa capacità non fa affatto difetto.

Giancarlo Pugliese

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