Denuncia dell’allenatore dei Blues, da tempo nel mirino per i risultati della squadra: “Ho ricevuto minacce di morte per me e la mia famiglia. Il mio lavoro resta quello di fare del mio meglio per la squadra”

Dal nostro corrispondente  Davide Chinellato @dchinellato

Minacce di morte via email contro lui e i figli dai tifosi del Chelsea. I suoi tifosi. È la denuncia shock di Graham Potter, il tecnico che da settembre è al timone dei Blues e che da dopo il Mondiale è diventato l’uomo che i fan considerano la ragione numero uno delle difficoltà della squadra, decima in classifica in Premier League. “Sento il supporto della proprietà e di parte della tifoseria, ma recentemente ho ricevuto via mail dei messaggi che si auguravano la mia morte. E auguravano la morte ai miei figli” ha denunciato il tecnico 47enne, a cui la società ha offerto tutto il suo supporto.

Nel mirino

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Potter è da tempo nel mirino. Dopo un inizio da luna di miele, il Chelsea ha iniziato una spirale discendente che l’ha confinato al 10° posto in classifica, col fondo toccato con la sconfitta a Stamford Bridge la settimana scorsa contro il Southampton ultimo in classifica, al termine della quale lo stadio ha fischiato la squadra e il tecnico. Le critiche sono andate decisamente oltre in settimana: Potter ha raccontato di una mail che l’ha particolarmente turbato, la peggiore tra quelle di minacce ricevute, in cui i suoi figli non venivano chiamati per nome ma con uno pseudonimo volgare. “Non è bello andare al lavoro e sentirsi offendere da qualcuno - ha raccontato il tecnico -. Potrei dire che non mi importa, ma mentirei e sarebbe facile capirlo. Io voglio avere successo qui e sono convinto di poterci riuscire, e non capisco da dove sia uscita questa convinzione che non mi importi. Chiedete alla mia famiglia se non mi importa, se la mia vita da quando sono a Londra è stata piacevole per me e per loro: ve lo dico io: non è stata piacevole per niente. Capisco che i tifosi non siano soddisfatti perché la loro squadra non vince, ma vi assicuro che la mia vita negli ultimi 3-4 mesi non è affatto stata piacevole, escluso il fatto che sono grato per questa esperienza e ne apprezzo la grandezza”.

La sfida

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Nonostante le minacce, Potter resta convinto di essere l’uomo giusto per rifare grande il Chelsea. E ne è convinta anche la società, che non ha nessuna intenzione di cambiare nuovamente timoniere, anche se a fine stagione non dovesse arrivare la qualificazione in Champions. “Il mondo è duro per tutti: c’è una guerra, la crisi energetica, il costo della vita, gli scioperi una settimana sì e l’altro no - dice -: tutti fanno fatica e a nessuno importa del povero allenatore di Premier. Però è dura anche qui, si soffre anche qui solo che le tue emozioni non le puoi rivelare in pubblico. Il mio lavoro è fare del mio meglio per la squadra e agire con l’integrità e nel modo che ritengo giusto: io sono così, non voglio essere qualcun altro e voglio continuare ad esserlo: Sarei falso se mi comportassi altrimenti. Continuerò a fare del mio meglio, e se non sarà abbastanza dovrò accettarlo”. Il Chelsea domenica è ospite del Tottenham, in un derby in cui storicamente ha sempre ottenuto risultati positivi ma in cui parte da sfavorita. Potter ha bisogno di risultati, anche per allontanare critiche assurde che nel mondo del calcio non dovrebbero esistere.

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