Continuano le rivelazioni di Pepe. Il centrale portoghese ha raccontato parecchi dettagli della sua vita e della sua carriera a Expresso, che ha deciso di pubblicarli…a puntate. Una scelta sensata, considerando che il campione d’Europa 2016 ed ex bandiera del Real Madrid ha parecchio da dire. E se nella prima parte si è dedicato all’esperienza alla Casa Blanca, spiegando di come fosse in soggezione di Cannavaro e di come il suo primo Real fosse…un po’ troppo offensivo per i suoi gusti, stavolta Pepe si sofferma sul momento che gli ha cambiato la vita: l’arrivo in Portogallo. Per lui il paese iberico è diventato una seconda casa, al punto che ha giocato e vinto con la nazionale. Ma gli inizi sono stati complicati.

5 EURO – Normale, quando un ragazzo di appena 18 anni arriva da solo in un paese straniero, con la sola fortuna di conoscere già la lingua… L’anno è il 2001 e un giovanissimo Pepe arriva viene invitato dal Maritimo, squadra di Madeira, a volare in Portogallo. Il problema è che il difensore non è esattamente nelle migliori condizioni economiche… “Quando sono arrivato, avevo in tasca l’equivalente di cinque euro. Ero al settore immigrazione, perchè sono arrivato dal Brasile da solo, a 18 anni. Dovevo portare con me un fax del Maritimo, che richiedeva che entrassi in Portogallo. Con quei soldi dovevo comprare una scheda telefonica per chiamare mia madre e dirle che stavo bene. L’altra opzione era comprare qualcosa da mangiare. E ho pensato ‘ok, tranquillizziamo mamma’”.

MANGIARE – Non proprio la scena che ci si immagina quando si parla dell’arrivo all’aeroporto di un calciatore. Anche perchè per Madeira…bisogna fare scalo. “Sono arrivato alle sei di mattina e il mio volo successivo era alle undici di sera. E dovevo mangiare qualcosa. Quindi sono andato a un negozio dell’aeroporto e ho chiesto: ‘Avete qualcosa da mangiare?’. Mi ha risposto di sì, ma io ho spiegato che non avevo soldi. Mi ha guardato e mi ha portato una busta con una baguette. Da quel momento mi è venuta voglia di aiutare chi è più sfortunato, è un qualcosa che mi segnato parecchio. Soprattutto perchè quella persona non sapeva chi fossi, come io non so ancora chi era e mi dispiace. Ma quel gesto mi ha aiutato per tutto il resto della mia vita”.

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