All'ambasciata italiana a Londra il forum con allenatori, giocatori e dirigenti del nostro Paese che si sono misurati col calcio inglese
La Premier League ha festeggiato i trent’anni in splendida salute. È il campionato più bello e più seguito del mondo e un po’ del merito è anche del calcio italiano: è stata preziosa l’influenza dei nostri giocatori e soprattutto degli allenatori che si sono confrontati con la Premier. Adesso l’obiettivo è imparare dal calcio inglese come far salire il livello e l’interesse della Serie A. Di questi interessanti temi si è parlato oggi all’ambasciata italiana di Londra, nel corso di un forum splendidamente organizzato da Stefano Boldrini, storico corrispondente della Gazzetta dalla capitale inglese.
Il dibattito
—Alla presenza dell’ambasciatore Raffaele Trombetta, sono intervenuti (alcuni in presenza e altri in collegamento) numerosi… ambasciatori del nostro calcio: Carlo Ancelotti, Fabio Capello, Roberto Mancini, Claudio Ranieri, Gianfranco Zola, Roberto Di Matteo, Fabio Paratici, Giampaolo Pozzo. Gli allenatori italiani in Inghilterra hanno vinto 16 trofei e Ancelotti ricorda i suoi inizi: “Il calcio inglese è stato sorprendente per me. Il salto di qualità è stato fatto con gli stadi, che sono ospitali e in cui non si sente un insulto. Per quanto riguarda l’aspetto tecnico, il calcio della Premier adesso è globalizzato: nessuna squadra gioca più ‘all’inglese’”. Capello offre una chiave di lettura: “Qui si sono fidati degli allenatori italiani e hanno attinto alla nostra professionalità”. Gianfranco Zola arrivò al Chelsea quando il campionato italiani era ancora di alto livello: “Ma mi piacque lo spirito con cui ci si allenava e si giocava. Bisognava sempre dare il massimo”. Claudio Ranieri indica una strada: “In Italia dobbiamo fare giocare di più i giovani e farli maturare prima, anche se non so come”. Roberto Mancini sottolinea però che “agli allenatori vengono chiesti i risultati e per questo a volte si fanno scelte prudenti. Di sicuro ci sono pochi ragazzi titolari in A”. Giampaolo Pozzo individua i due motivi della svolta inglese: “Il modo in cui vengono distribuite le risorse all’interno della Premier, che rende il campionato più equilibrato, e poi le normative che permettono di investire nelle strutture”.
Giovani
—Fabio Paratici, invece, fa una riflessione interessante: “Dobbiamo chiederci come approcciamo i giovani, come li educhiamo, cosa gli proponiamo dal punto di vista tecnico”. E a proposito di tecnica, scambio di battute finali tra Capello e Ancelotti sulla spettacolare semifinale di Champions tra Manchester City e Real Madrid. Carlo spiega: “In tv si saranno divertiti tutti, ma per me qualcosa non quadrava. Bisognava coprire meglio e fare qualche fallo”. Fabio annuisce: “Grandi attacchi e difese inesistenti, un allenatore così mica si diverte”. Carlo sorride e chiude così: “Al ritorno difenderemo meglio”.
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