Il Foggia fa ambo sulla ruota dello Zaccheria. Batte due a uno la capolista Juve Stabia e in un sol colpo blinda la salvezza (una formalità a quota 42) e mette un piede nei playoff. Una vittoria meritata, conquistata in rimonta, quasi a voler testimoniare una raggiunta solidità mentale, poi difesa con le unghie e ogni energia rimasta in un finale da battaglia corpo a corpo. Tre punti che, se analizzati, hanno un peso specifico importante, non solo per la levatura dell’avversario, ma anche e soprattutto per le difficoltà nell’allestire una formazione titolare a causa dei numerosi infortuni che hanno colpito la squadra. Le riserve, o presunte tali, non sfigurano e così il Foggia mette da parte il tredicesimo punto nelle ultime quattro partite.

FORMAZIONE – Come accennato prima, Cudini deve fare i conti con l’emergenza. In difesa manca Salines (influenza) oltre ai lungodegenti Carillo e Marzupio. Recupera Rizzo ma parte dalla panchina. Problemi anche in attacco dove manca il centravanti Santaniello, Il tecnico ridisegna la squadra. Questo il 3-4-3 di partenza. Davanti a Perina si schierano Ercolani, Riccardi e Papazov. A centrocampo Odjer e Tascone sono i mediani, con Silvestro e Vezzoni sugli esterni. Gagliano è il centravanti, con Millico e Tonin (preferito a Rolando) ai suoi lati.

PRIMO TEMPO – L’inizio è il peggiore tra i possibili per il Foggia, perché al 4’ la Juve Stabia è in vantaggio. Mosti innesca Candellone, che elude il fuorigioco, arriva sul fondo e mette al centro un radente che Adorante non riesce a deviare in rete, il rimpallo favorisce Leone, che indovina il rasoterra giusto e segna. Zero a uno. Pesa, però, un presunto fuorigioco di un calciatore stabiese, che proprio davanti al portiere salta per evitare il pallone prima che varcasse la linea. Il gol non stordisce il Foggia, anzi, lo scuote in positivo. All’ 8’ la pressione porta il Foggia a invocare un rigore per un tocco di mano in area su conclusione di Silvestro, ma l’arbitro lascia continuare. Sarà la prima decisione arbitrale nel segno di un “si gioca, sempre”. I rossoneri giocano bene. Cercano la triangolazione, attaccano la profondità e si godono l’interdizione di Odjer in mediana e l’estro offensivo di Millico, addirittura sontuoso in alcune aperture. Ed ecco al 10’ il fantasista in azione. Sventagliata di Millico per Tonin, che dal fondo col piatto mette al centro un radente per Gagliano, anticipato in angolo prima del tap-in a rete. Sugli sviluppi dell’angolo il Foggia pareggia. Riccardi di testa indovina l’angolo sbucando nella mischia di un’area piena come un uovo. Il pari ha lo stesso effetto di una camomilla. Millico cala, Gagliano ha difficoltà a tenere alta la squadra ed il gioco si svolge soprattutto a centrocampo. Al 38’ caos in campo. L’arbitro non fischia un fallo evidente su Tascone, lanciato al limite dell’area, il pubblico protesta (ma il metro di giudizio è sempre stato lo stesso), sulla ripartenza un cross al centro proveniente da destra esalta la rovesciata volante di Adorante. Stilisticamente perfetta, così come perfetto è Perina nell’intervento d’istinto che nega il vantaggio alle vespe.

SECONDO TEMPO – Nella ripresa la Juve Stabia punta al bis in apertura. Al 48’ un rilancio lungo diventa assist prezioso per Adorante, che con la punta del piede anticipa in uscita Perina ma mette la palla alta sulla traversa. Gli ospiti sembrano prendere terreno e metri mentre i rossoneri hanno difficoltà a tenere alto il pallone nella trequarti avversaria. Per contromisura al 55’ Cudini inverte gli esterni di attacco. Millico passa a destra, con Tonin a sinistra. Gli effetti non sono eclatanti. Anzi, al 62’ la Juve Stabia sfiora il gol. Lancio lungo per Adorante, che dal fondo di testa serve un pallone d’oro per Candellori, solo davanti alla porta vuota, ma la sua semirovesciata termina alta sulla traversa. Al 65’ il Foggia cambia, questa volta intepreti. Esce Tonin ed entra Tenkorang. Cambia il modulo, dal 3-4-3 al 3-5-2. Questa è la svolta. La Juve Stabia perde il possesso del centrocampo e al 72’ il Foggia passa in vantaggio. Punizione di Millico, sponda aerea di Tenkorang e colpo di testa vincente di Ercolani. Due a uno. Cudini cambia subito. Esce Tascone, stanchissimo, entra Schenetti. Non varia il modulo. La capolista reagisce di pancia, senza molta lucidità, ma il suo incedere costringe i rossoneri a rintanarsi nella propria area di rigore. Al 78’ Perina vola per togliere dall’angolino basso una punizione di Mignanelli. All’ 80’ Millico alleggerisce la pressione con un contropiede, scodella in area un invitante cross, sul quale arriva Silvestro, ma il colpo di testa, ostacolato da un avversario, termina alto. All’80’ escono Millico, Gagliano ed Ercolani, entrano Rolando, Rizzo e Martini. Il finale è battaglia allo stato puro, sudore, colpi talvolta proibiti, e salvataggi. Come quello che opera Perina, prima del fischio finale, quando si raggomitola per parare a terra l’ennesimo tentativo su punizione di Mignanelli. E col pallone, tra i suoi guanti, rimane impigliata anche un’ormai probabile salvezza.

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